ENRICO MOLÈ IVANOE BONOl\11 Nello studio semplice e nudo di I vanoe Bonomi, senza ninnoli, senza quadri, un solo ritratto di donna. Una donna di settant'anni. Un'immagine femminile di fragilità e gentilezza, quasi svincolata dal peso corporeo, fatta di trasparenza e di soffio, in cui la sola cosa viva, sotto l'argento dei capelli bianchi, è la luce degli occhi, sòave e potente come l'essenza di un'anima. E, sotto, la scrittura breve e nervosa di Filippo Turati: « ti mando il ritratto di colei che amasti come figliolo e ti amò come madre ». Anna Kuliscioff. Non è possibile ricordare gli uomini maggiori, i protagonisti, senza rievocare questa dolce figura di donna, che fu la forza e la poesia del primo socialismo italiano. Anche la vicenda di I vanoe Bonomi comincia da Anna Kuliscioff. << Ricordate? - egli scrive dedicandole le Vie nuove del socialismo. - Sono trascorsi tre lustri da quando mi scopriste in un paese del Mantovano. Era allora il periodo mistico del socialismo. E voi, reduce dal clamore delle rivoluzioni e dai silenzi del carcere, eroica nelle persecuzioni e tenace nell'azione, esule e cittadina di ogni terra di oppressi, mi appariste come l'incarnazione perfetta di quell'ideale a cui noi giovinetti dedicammo il primo fiore dell'anima». Nessuno forse ha racchiuso gli eventi di una vita in così poche parole, che hanno insieme la commossa sincerità di una confes64
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