Alessandro Schiavi, ... et al. - Figure del primo socialismo italiano

cerca di procurare ai suoi soci buone condizioni di lavoro, delle quali, in certi momenti, essa eserciterà la più valida difesa. A Ravenna la cooperativa, essendo in grado di procurare lavoro agli operai, trova da parte di questi immediato consenso, mentre a Molinella l'adesione degli operai al sindacato è il risultato di una lunga opera di propaganda e di persuasione. Massarenti a Molinella deve dunque anzitutto proporsi la creazione dei sindacati di mestiere per dare agli operai la consapevolezza dei fini che il movimento stesso persegue. Per cui le prime agitazioni promosse da Massarenti, più che scopi materiali, cioè di aumento di salario o di riduzione di ore di lavoro, si propongono di conseguire il riconoscimento al sindacato del diritto di trattare, da pari a pari, con i datori di lavoro, i patti di lavoro in nome della collettività organizzata. Massarenti vi riuscì, e da quel momento, siamo nel 1897, il movimento procederà con grande compattezza e disciplina e volgerà i suoi sforzi a darsi una struttura organica e a creare per ogni categoria di lavoratori l'ufficio di collocamento, che, in pratica, si rivelerà un modello di perfezione amministrativa e tecnica sia nella scelta della mano d'opera sia per il modo equo con cui sono ripartiti il lavoro e le entrate fra tutti i lavoratori. Consolidata la sua struttura interna, il movimento operaio molinellese passò alle sue grandi realizzazioni nel campo della cooperazione. E anche a Molinella, come a Ravenna, i risultati furono più che lusinghieri. Infatti nel 1917-1918 le più alte produzioni nelle risaie del Bolognese erano realizzate dalle cooperative agricole ed in prima linea dalla cooperativa di Molinella, che raggiunse i 16-17 quintali per tornatura. Non solo; ma, negli stessi anni, da una inchiesta 61

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