Alessandro Schiavi, ... et al. - Figure del primo socialismo italiano

rapporti tra le classi. La sua concezione non sarà attuata per la ostilità irriducibile dei dottrinari del massimalismo e per le esitazioni della destra: e l'azione sindacale più importante che il proletariato italiano abbia compiuto in tutta la sua storia diverrà un nuovo ingiusto capitolo di accusa contro di esso e un nu9vo elemento della sua disfatta. Buozzi rimane al suo posto. Sarà l'ultimo segretario generale della Confederazione del Lavoro. La sua elezione all'alta. carica sindacale ha un significato analogo a quello del primeggiare di Matteotti nel movimento politico: l'esigenza di una condotta ferma ed intransigente contro il fascismo. Poi, piegato ma non domato, andrà in esilio, dove si farà paladino della tradizione e d~ll'opera del movimento sindacale e socialista italiano contro tutte le incomprensioni e le facili accuse, e ne preparerà idealmente l'immancabile ripresa. Ritorna in Italia dopo il luglio 1943 ed è, con Roveda e Grandi, a capo della nuova Confederazione del Lavoro unitaria. La nuova eclissi dell'occupazione nazista lo ritrova al posto di combattimento nella cospirazione. È arrestato. I tedeschi in fuga vogliono compiere un'ultima atroce vendetta sul popolo italiano, lo portano fuori dal carcere, con alcuni altri, e alle porte di Roma lo sopprimono. La sua morte ha forse impedito che la risorta Confederazione del Lavoro ridivenisse nella vita del Paese quell'elemento fondamentale di garanzia democratica, di progresso sociale e di emancipazione che fu sempre in passato. Ma anche il movimento sindacale italiano, se vorrà riprendere il suo cammino vittorioso dopo tanti errori, sconfitte e delusioni, dovrà ricordarsi di Buozzi e della sua opera.

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