armi della critica, sia contro le utopie, sia contro gli opportunismi e i comprom~ssi. Purtroppo la sua attività di agitatore politico non è che parzialmente documentabile e una gran parte sfugge perciò alla più attenta ricerca. Ma ogni dato nuovo che viene in luce ne attesta ognor più l'importanza. Importanza, soprattutto, per chiarire e lumeggiare la sua intelligenza degli uomini e delle situazioni italiane. Tale constatazione ci riconduce al secondo problema che affaticò il Labriola nella sua piena maturità di studioso: la restaurazione del marxismo. La prima cognizione che s'era avuta del Marx in Italia era lontana dal vero, ne sfigurava l'opera e il pensiero in mezzo a incrostazioni e a falsificazioni grossolane ed assurde. Il Labriola si prefisse di restituire il marxismo alla sua genuina forma nativa e di darne una interpretazione scientifica. Quindi, da un lato, la ricerca affannosa e faticosa di fonti originali, uno studio accurato e critico di esse e un'indagine genetica sulla formazione del socialismo e del marxismo come risultati dell'incontro di vari processi e serie storiche. E, dall'altro lato, lo sforzo di far servire il materiale criticamente vagliato ed elaborato, attraverso l'in-, dagine filologica e storica, ad una formulazione scientifica del marxismo. Il contatto con i socialisti militanti e l'esperienza vissuta di agitatore politico intorno al 1890 avevano deluso presto il Labriola circa la maturità degli operai italiani e dei dirigenti socialisti. « Ormai - scriveva a Federico Engels nel 1892 - l'azione pratica in Italia non è possibile. Bisogna scrivere libri per istruire quelli che voglion farla da maestri. Manca all'Italia mezzo secolo di scienza e di esperienza degli altri paesi. Bisogna colmare questa lacuna». Da tale stimolo nacquero i tre magistrali Saggi intorno 26
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