Due problemi lo tormentano, prima in forma quasi inconsapevole, poi con piena e matura coscienza, da quando ha abbandonato le sue posizioni liberali, e specialmente fra il 1887 e il 1892: la costituzione di un partito politico del proletariato e la restaurazione del marxismo. Nel 1890, facendosi promotore di un indirizzo dei socialisti italiani ai socialisti tedeschi riuniti al Congresso di Halle, egli intese riunire le forze schiettamente socialistiche sotto la bandiera della democrazia sociale ispirata ai principi del marxismo, alla « forza educativa» e alla << maestà dell'esempio» della democrazia sociale tedesca. « Il proletariato militante - egli scriveva - procederà sicuro 'su la via che mena diritto alla socializzazione dei mezzi di produzione ed all'abolizione del presente sistema di salariato, fidando solo nei suoi propri mezzi e nelle sue proprie forze, e fermo in_ questa convinzione: che non gli è data speranza di progresso intellettuale e morale, nè garanzie di libertà e di costituzione democratica, se non è cambiato nei fondamenti l'assetto economico della convivenza sociale>>. « Non è più tempo di cospirazione e di sommosse - diceva in altra circostanza. - È tempo di resistenza organizzata, ma di veri operai, non mescolati a caso ai " radicalucci " e ai " piccoli borghesi ", di veri operai non ingannati dai politicanti, non fuorviati dai mestatori, non confusi coi turbolenti senza scopo e coi figuranti di dimostrazioni. " Operai, organizzatevi e conquistate i vostri diritti ", formate il partito dei lavoratori addestrati alla tattica della lotta di classe!». E a costituirlo e ad indirizzarlo codesto partito egli non lesinò di attività di passione di sofferenze, scrivendo, parlando, consigliando, spronando, criticando. Ogni mossa che gli sembrasse deflettere o deviare dalla linea che aveva tracciata sulla base dello studio delle condizioni italiane, illuminato da un pensiero fecondatore, lo trovò ostile ed avverso; pronto a reagire con le
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