Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

B - 212 - siamo persuasi, dovremo ricorrere, ma che non ha valore se non in quanto servirà allo scopo che ci siamo proposto. Lasciamo alla società, con le sue stridenti ingiustizie, la cura di fare dei rivoluzionari impulsivi creando i malcontenti e i ribelli; noi cerchiamo di fare individui coscienti che sappiano ciò che vogliono: in una parola, degli anarchici perfetti, rivoluzionari certamente, ma che non si arrestino alla concezione del colpo di mano e che sappiano ciò a cui la rivoluzione deve servire . • • * Qui, noi immaginiamo ciò che sicuramente ci obietteranno alcuni nostri contraddittori. Essi ci diranno: « Che cosa han prodotto, fino ad oggi, le vostre belle teorie sull'iniziativa e sulla spontaneid individuale? Che cosa fanno i vostri gruppi disseminati qua e là senza relazioni ? Non siete voi stessi costretti a com battere atti e teorie che si vuol far passare sotto il manto dell'anarchia e che voi rifiutate di accettare per tali? » È evidente che la propaganda anarchica è ancora lontana dall'aver ottenuto tutti i resultati che si potrebbero aspettare dalla sua estensione, e che è ben lungi dall'essere stara compresa da tutti coloro che se ne proclamano partigiani ; ma ciò prova appunto la necessità di elaborarla ancor più, di non temere di ripetersi, per poter concentrare l'attenzione su i punti che si vogliono maggiormente spiegare. E, del resto, se gli sforzi degli anarchici mancano d'upa qualsiasi coordinazione cosciente, di una orga- 1r ~ ,r

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