- 206 tri fatti che rientrano nella serie dei furti ordinari ci lasciano freddi e indifferenti; poichè questi non includono il carattere di rivendicazione che vogliamo éOngiuuto ad ogni atto di propaganda. * * * La stessa cosa è avvenuta per la cosidetta « propaganda col fatto ». Quanto non si è almanaccato iu proposito, quanti errori non sono stati detti in quantità, tanto da quelli che la combattono come dagli altri che la precouizzano e difendono? La « propaganda col fatto » non è altro che il pensiero messo in azione; e, nel capitolo precedente, abbiamo visto che sentir profondamente una idea significa volerla realizzare. Ciò basta per rispondere ampiamente ai nostri detrattori. Ma ci sono anche degli anarchici, più irritati che illuminati, i quali han voluto a loro volta tutto . spiegare e tutto conciliare con la propaganda col fatto: uccidere i borghesi, accoppare i padroni e incendiare le officine; non vedevano che questo! Chiuqne non parlava di ammazzare e d'incendiare, non era degno di dirsi anarchico. Ora, noi siamo partigiani dell'azione, seuza dubbio. Abbiamo già detto che l'azione è il frutto del pensiero, - ma bisogna anche che questa azione abbia uno scopo, sia cosciente di èiò che si propone, che riesca a un dato, risultato e non si volga invece contro lo scopo prefisso. Prendiamo, per esempio, l'incendio d'una officina in piena attività; essa occupa cinquanta, cento, due o trc8 li -..,i1,o q _m1.;o _
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