Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

i;A .M..\GGIOIUNZA bastel'ebbe a non fidarsene il vedere , che ha gente ùeJI;\ vostra tempera per protettori ed avvocati ? Talmente che al trar dei conti voi non siete che una trista parQdia dei Molza , dei C~nosa e dei del Carretto, i quali processavauo, incarceravano c mandavano in esilio voi c i ·~ ostri pari a questesso titolo, che ~e.: .vostre idee politiche non si affacevano col ben comune. Se ci ha differenza, è questa sola, che essi comprimevano in voi un a · minorità, in cui non riconoscevano verun diritto; vo.i opprimete . una maggioranza , della quale voi mcdesin.\.i avete riconosciuto e, proclamato il suprcu1o diritto, e c!.r-e è H solo pun1ello delle vostre pretensioni. Le rivoluzioni , benchè talora volute dalle circostanze e maturate dal tempo , si consumano quasi sempre. dai tristi e per. i.ntcndimento di private ambizioni o cupidigie. Chi consider i., le dubbiezze che debuono sorgere in una retta coscienza sulla legittimità di somiglianti conati, ~ :1 rischi gravissimi, che gli accompagp.auo, le conseguenze j ruinose che ne possono derivare in danno clelia Società medesima che si vuoi r ~slorar-..__per quel mezzo violento , non si stupirà al vedere che appena mai i dabbene uomini ne prendono la iniziativa. Compiutesi pertanto dai tristi le rivoluzioni ,. è nall.f~ ralissimo che essi si arroghino uo diritto come di conquista sul no'lello stato di cose , ue vogliano essere com~ padroni, averne quasi la privativa, coglierne i primi. l'rulli , e quello tra i precipui ..di farsene sgabello al pro... prio ingrandimento, volcrlosi ampliare al possibile ed as- .. sicurare. Eccoli ,pertanto a fare. l'apoteosi dello Stato •;ome prima poteron dire: lo Stato siamo noi: a multi- . t>licar .senza fine leggi sopra lcggj_a ùis.ll'u~ionc . di tu~l.e

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