Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

CONCLUSIONE. il possesso, e si professava di mirare principalmente in rr uelle imprese a farlo conoscere ed allorare. La prova ronquistalrice del Genovese benedetta con un sacro rito , nppellafa da un nome santo, mentre solcava cosi ardita al' ignoti Oceani , risuonava della preghiera comune dell' ammiraglio, del soldato , da l marinaro. Messo piè so di una terra sconosciuta , la prima parola era un'azione di grazie , il primo atto piantarvi una croce , il primo annunzio ai selvaggi, che accorrevano stupefatti , era la huona novella dell' Evangelio. Quanto ci ha di cristianeFimo e di civiltà nelle Americhe soprallnlto Australe , sulla costa di Bombay, nella penisola di .Malacca , nelle Filippine, tutto si deve a quel primo slancio dell'Europa (' O}(a e cristiana, che conquistava meno per se che pel 1\"azzareno. Se si fosse camminalo di quel passo, anzi con quell' in cremento di forze indivisibile dai moti spontanei , crediamo forse che ci sarebbero lullavia quattro <j uinli della umana fami glia gementi nella harharic? Ci J•are anzi che quasi tullo il mondo sarebbe cristiano e (' ivile. E l'Europa avrebbe avuto un campo da spiegarvi le vitali sue forze, ricevendone in compenso meglio che mini ere, traffichi e dominii, la benedizione dal Cielo e la r iconoscenza di tullo un mondo. l.a rivoluzione religiosa, scoppiata quasi all ' ora stessa nell' Alemagna, nella Elvezia, nella Francia e nella Inghilterra , arrestò quasi al tutto quel movimento in quei racsi , e imperli dìe la Spagna e il Portogallo vi facessero quelle prove che vi avrchbon potuto. I Governi minati dall'anarchia, ebbero a gran mcrcè conservare quel che :1vevano in Europa; ma per conservarlo fecero proprio quello che ne affrettò la ruina. Per ischivare i danni

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