Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

DI REPRESSIONE. 105 neo mancò mai un servizio funebre e un panegirico ulltaùemocratico dal padre Ventura. Dove si osservi che qui non si tratta di questa o quella forma ùi governo, di questa o quella pretensione. ~la senza aver mai riguardo ai motivi , l'ammirazione e il plauso si son tributati a chiunque ha avuto la baldanza tli trarre in piazza per ucciJere o farsi uccidere:. questo è proprio il concetto che si è voluto santificare l O che si comhalla contro un Principe per una folle e selvaggia ostinatezza, come In Sicilia; o ehe si comballa contro la Costituzione per avere democrazia, come in Napoli ed in Vienna; o che contro la democmzia pel socialismo come in Parigi, ciò monta poco: la massima è la ste~sa : Il principio d' insurrezione è sempre e1·oico ,. il principio che comprime è sempre tirannico. Riuscili cosi a fare l'apoteosi delle Pivollure e del disordine , ci stupiremo che quello stato· di eccezione e passeggiero, cominci a, farsi per noi abituale e permanente? Dal tant-o parlare in questo senso antimorale ed antievangelico, dal tanto dissimularsi la verità d"' chi avrebbe il debito di dirla, noi siam giunti a· far quasi universale un errore che basterebbe esso solo a ricacciarci nelle teJrebre della barbarie,. e che· è bastato· a sconvolger,e ogni cosa in pochi mesi nella Penisola. l depositari del potere ci han mezzo creduto, o lo- han finto per. riscuotersi di note troppo in vide, o per inehr:iarsi del vant·o di una clemenza che sorpasset•ebbe la divina, la quale non è mai scampagnata dalla giustizia. La povera plebe ci ha creduto; e supponendo impossibile o tirannica la repressione, l'ha resa in qualche caso reale; e caccir.ta in 8

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