I miracoli del Kodak be fatto meglio a riconoscere di essere stato abbagliato da quel benedetto sole che ballava nel cielo. L'Osservatore Romano del 15 marzo volle avere l'ultima parola. Ecco quanto scrisse: Esortazione. - Qualche giornale continua a malignare. Esortiamo a non insistere per non provocare una documentazione di autentici falsi e non soltanto fotografici, atta a dimostrare, senza possibilità di oneste spiegazioni, la nessuna competenza, anzi la nessuna attitudine di certi Catoni per poter lanciare impunemente calunniose accuse in argomento. In lingua povera: se non state buoni, metteremo in piazza i vostri panni sporchi. È il metodo del ricatto, col quale non si dimostra di aver ragione: si dimostra solo che, oltre ad aver torto, si è ricattatori. Qui la storia non finisce, perché, a questo punto, un certo numero di giornali "liberali" si scomodarono a farci sapere che "una indagine accuratamente svolta in Portogallo sui luoghi del miracolo" avrebbe accertato che le fotografie sarebbero autentiche: solo sarebbero state prese non il 13 ottobre 1917, ma il 13 maggio 1921, quando il prodigio si produsse una seconda volta. Un giovane fotografo dilettante, presente col suo apparecchio nella turba dei pellegrini, scattò il "Kodak" proprio nel momento in cui apparve in cielo un sole rotante su se stesso, simile ad una sfera di fuoco frangiata dei colori dell'iride. Pochi anni piu tardi il giovane, che si chiamava Alfredo Mendoca, venne a morte; le istantanee furono custodite dalla madre di lui, e poi riposte in una busta sigillata nell'archivio del vesco.vado di Leiria. Nel 1951, in occasione del viaggio a Fatima del cardinale Todeschini, legato pontificio al Congresso mariano di Lisbona, la vecchia signora Mendoca, che compirà fra breve novant'anni, espresse il desiderio di far dono della preziosa busta al messo pontificio. Il vescovo di Leiria acconsenti'. di buon grado: è stata dunque la nonagenaria a togliere le immagini dall'archivio di Leiria ed a scrivere sulla busta, come indicazione, la data dell'ottobre 1917. Qui non si tratta piu di scempiaggine, per quanto accoppiata a buona fede. Si tratta di mala fede vera e propria, scompagnata da scempiaggine. La fotografia (fatto obiettivo), e ·non la visione (fatto subiettivo) di un avvenimento impossibile a verificarsi, poco monta se presa nel 1921 o nel 1917, e poco monta se il fotografo· sia vivo o morto, e poco monta se la madre del fotografo abbia novant'anni o novemila anni (altra possibile meraviglia di Dio), quella fotografia non merita di essere presa sul serio da nessuno che non abbia perduto il bene dell'intelletto. Eppoi, dove stanno le fotografie, da cui furono tratte le riproduzioni dell'Osservatore Romano? Una persona del mestiere saprebbe dire se la macchina con cui furono prese e il materiale su cui furono stampate, risalgono al 1921 oppure al tempo in cui il cardinal Todeschini cominciò a preparare il processo per la canonizzazione di Pio XII adhuc viventi. Badate bene. Non fu il vescovo di Leiria che si fece avanti ad autenticare la storiella delle fotografie a lui affidate, nel 1921 e non nel 1917, in 907 Bibloteca Gino Bianco
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