Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni e clericali; e la vittoria, in regime di suffragio universale, data la tradizionale inerzia e impopolarità liberale, sarebbe rimasta ai clericali; cioè non precisamente all'Austria, ma ad un partito che nel Trentino non ha mai sentito la utilità di una lotta nazionale seria contro l'Austria, e dopo tutto, fra l'autonomia di un Trentino austriaco e l'unione del Trentino all'Italia, avrebbe sempre preferito l'unione con l'Austria. Questa è stata la funzione storica del Battisti nella vita del Trentino e dell'Italia. In nome di un grande ideale di giustizia sociale, associato all'ideale della giustizia nazionale, egli ha fatto nel Trentino quel che la vecchia borghesia, in nome del suo ideale nazionale, non sapeva e forse non avrebbe mai piu potuto fare; della vecchia Trento conservatrice anteriore al 1900, italiana solamente nelle classi superiori, egli ha fatto una città democratica, consapevolmente, vivacemente italiana, fino nei piu piccoli capillari della vita politica e sociale. Fu deputato di Trento al Reichstag per tre anni soli. Vi parlò sempre da socialista e da italiano. Non votò mai le spese militari, che erano volute invece dai deputati conservatori nazionali e clericali del Trentino e della Venezia Giulia. Non secondò mai l'azione equivoca dei socialisti tedeschi, come la secondavano i socialisti di Trieste. Fece parte per se stesso, condotto da un istinto che non lo tradiva mai, con mente chiara e con ferrea volontà. E trovava, nelle strettezze economiche e nei tumulti politici, il tempo di studiare sempre: illustrava storicamente, geograficamente, turisticamente il suo Trentino, pubblicava antichi testi, si impadroniva di tutti i problemi economici della sua regione diletta; faceva dell'alpinismo: fenomeno veramente miracoloso di versatilità e di energia. Quando scoppiò la crisi europea, il suo dovere era chiaro: abbandonare l'Austria ed ogni cosa sua, con la moglie e i figli; lasciare alla moglie la cura dei figli; farsi centro ed anima di tutta la gioventu trentina emigrata; stendere la mano, dimenticando il passato, agli avversari politici, che riconobbero il valore dell'uomo nella grande crisi; portare al popolo d'Italia la voce della sua terra nativa implorante soccorso e giustizia; domandare che la guerra rompesse il nodo, che non era stato possibile sciogliere con tutti gli espedienti tentati durante la pace. E, venuta la guerra, fu ai primi posti insieme ai compagni di lotta e di esilio, esempio e trepidazione e orgoglio per essi e per noi. E combattendo nei primi posti, trovò la morte e trovò la gloria. La gloria non ci consola della morte. Aveva appena 41 anni! Col suo ingegno, ton la sua coltura, col suo disinteresse, con la sua inaudita capacità di lavoro, coi suoi precedenti, Egli avrebbe compiuto nella nuova vita italiana una funzione benefica di primo ordine, in cui nessuno potrà sostituirlo. Specialmente nell'esame dei problemi economici, amministrativi, intellettuali dei nuovi paesi italiani, avrebbe portato uno spirito di serenità e di giustizia, non inquinato da interessi locali, non turbato da rancori personali, non sospettabile di scarso fervore patriottico. Gli amici avrebbero 84 Bibloteca Gino Bianco

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