Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

ll collegio uninominale passare tanto a destra quanto a sinistra, trasferendosi da un seggio all'altro gradatamente ed inosservato (camminando "culo culo," come diceva lui). E la gente si lamentava allora per la mancanza dei partiti, e la attribuiva al collegio uninominale; come si lamenta oggi della partitocrazia, e l'attribuisce alla proporzionale. Il vecchio Giove non sapeva come contentare gli ateniesi; se faceva piovere, il vasaio si lamentava perché le anfore non si asciugavano; e se, per contentare il vasaio, non faceva piovere, si lamentava il contadino perché le raccolte andavano male. Quanto alla débacle dei conservatori per modo di dire e dei democratici per modo di dire, avvenuta nel .1919, essa fu dovuta ai tormenti della guerra e al mito della "vittoria mutilata," e non alla rappresentanza proporzionale. La rappresentanza proporzionale salvò da una débacle completa proprio i gruppi cos1 detti conservatori e democratici. Se le elezioni del 1919 fossero state fatte a collegio uninominale, non sarebbe stato eletto, nel nord e nel centro dell'Italia, neanche un deputato che non fosse stato popolare o socialista. I vecchi padroni del vapore sarebbero rimasti quasi tutti accantonati nella Italia meridionale e nelle isole. Ebbene, proprio coloro che erano stati salvati dalla rappresentanza proporzionale, rimpiangevano quel collegio uninominale che li avrebbe fatti sparire del tutto! Questa osservazione fu fatta da Francesco ·Ruffini (Diritti· di Libertà, Gobetti, Torino 1926, p. 10) proprio in quegli anni. Chi deplorava allora, e deplora oggi, che sia stata adottata la rappresentanza proporzionale nel 1919, non pensò allora, e non pensa oggi, ai risultati pericolosi per l'unità nazionale che il collegio uninominale avrebbe dato allora. I nostalgici del collegio uninominale fanno derivare dalla rappresentanza proporzionale i guai della partitocrazia nell'Italia d'oggi. Non arriveranno mai a capire che dove ci sono partiti la partitocrazia esiste anche in regime di collegio uninominale. L'Inghilterra, dove c'è il collegio uninominale, ma ci sono partiti solidamente organizzati, è un Paese di partitocrazia. I provvedimenti legislativi ed amministrativi sono esaminati dai ministri e dai capi del partito al potere, prima di essere annunziati alla Camera dei comuni; e, quando sono annunziati, il partito governativo li accetta, anche se alcuni settori di esso ne sono scontenti, e il partito di opposizione li critica, anche se non c'è materia per criticarli. Ma badiamo bene: la partitocrazia non significa necessariamente servitu dei deputati verso i loro capipartito. Qualche mese fa vi fu alla Camera dei comuni una rivolta dei cos1 detti "backbenchers," o seguaci non autorevoli del ministero al potere, contro un progetto di legge, e il Governo e i capi del partito ritirarono quel progetto. La partitocrazia, quando è formata da uomini e non da ombre senza sostanza, non significa conformismo e servilismo universale. Questo universale conformismo vigliacco si trova dove gli uomini sono piccoli borghesi intellettuali (cioè istruiti al di sopra della loro intelligenza), che hanno fame di indennità parlamentari e di automobili ministeriali e sottoministeriali. Il settimanale inglese T he Listener (5 febbraio 1953) pubblicò un 867 Bibloteca Gino Bianco

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