Italia scombinata trovano ancora alla mercè del potere esecutivo e sotto la disciplina di leggi fasciste"; bisogna ovviare al pericolo di un "disfattismo costituzionale che da sei anni scredita la democrazia, rinnega i sacrifici della resistenza e apre il varco al totalitarismo" (La Stampa, 2 febbraio [ 1954]). Ben detto. Ma in un Paese nel quale ci fossero principii morali ben radicati nella coscienza di tutti, nessuno domanderebbe al governo un "coronamento" per una testa che c'è ma non c'è. Invece sorgerebbero comitati di giuristi e altri cittadini interessati a mettere al sicuro una per una le libertà del cittadino dall'arbitrio del potere esecutivo; e ciascun - comitato enumererebbe le leggi vecchie che dovrebbero essere riformate e le leggi nuove che dovrebbero essere approvate per mettere al sicuro le libertà. Raggiunta, poi, la metà prefissa, ogni comitato convocherebbe riunioni pubbliche per spiegare di che si tratta; assedierebbe deputati e senatori e mm1stri; utilizzerebbe le campagne elettorali per mettere alle strette i candidati; soprattutto farebbe una casa del diavolo ogni volta che quella data libertà di cui il comitato si interessa fosse violata a danno di un cittadino e denuncerebbe ·le vecchie leggi, che dovrebbero essere riformate. Dove non esiste, per quanto riguarda la vita pubblica, nessun principio morale comune a tutti i cittadini, il solo metodo di farlo sorgere - sia pure col tempo, e sia pure in una parte almeno di essi - è proprio il metodo empirico anglosassone: prendere un chiodo e picchiare tenacemente finché non sia stato conficcato: almeno su quel punto un principio di morale si formerebbe; e tutti i principii morali, cosf elaboratisi su altri punti, formerebbero quella costituzione non scritta che varrebbe assai piu che cento costituzioni "class di asen" o alla Ruini. Sappiamo quel che opporranno a questo modo di pensare le persone •piu competenti di noi: le leggi non servono a nulla, se non si modifica il costume. Il che è vero ed è falso. Una legge non sorge, se non c'è nel Paese un numero sufficiente di persone che la .domandi perché un dato ccstume esiste già in un numero per quanto limitato di persone, ed ~sse vogliono consolidarlo; e quando la legge è entrata in vigore, educa un numero sempre maggiore di cittadini ad uniformarsi a quel costume. Un inizio di costume genera la legge, e la legge genera il costume: purché chi fa la legge intenda poi applicarla. Molti costumi fascisti furono creati ex novo da venti anni di legislazione fascista, ed oggi è assai difficile sradicarli. Non credono gli amici dell'Associazione italiana per la libertà della cultura che farebbero bene a promuovere il sorgere di comitati per la riforma della legislazione ereditata dal regime fascista, mentre la Costituzione se ne rimarrebbe a dormire tranquilla nell'empireo dove è stata relegata dall'oblio universale? Anche senza Corte costituzionale, io mi sentirei piu tranquillo nelle mie scarpe, se fosse abolita la legge fascista che mi manderebbe in galera durante quattordici anni per avere sparso all' estero per anni ed anni notizie false e tendenziose sull'"Uomo della Provvidenza" e sul regime che faceva andare i treni in orano. 860 BibliotecaGino Bianco
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