Prefazione a "Italia scombinata" gonzi; i partiti devono essere classificati per quello che vogliono e quello che fanno, e non secondo le teologie in cui proclamano di credere, ma (forse) non credono affatto. Se riescissi a diffondere la nausea delle astrazioni stratosferiche, il fastidio per le campane fesse, e l'abitudine di interrompere i politicanti che parlano difficile, con la domanda: "Si spieghi con un esempio," mi compiacerei per non avere scritto invano. Piu volte mi è stato rimproverato, da amici anche carissimi, che io compissi opera "negativa" contro i partiti "laici," e non "positiva" quale sarebbe necessaria. Questo rimprovero mi sembra ingiusto. Chi legga gli scritti raccolti in questo volume, riconoscerà - credo - che io non ho criticato mai nessun errore dei partiti "laici," senza indicare nello stesso tempo quel che sarebbe stato necessario per evitarlo e scansare i resultati rovinosi. Posso avere errato e nel fare la diagnosi e nel prescrivere la cura; ma il rimprovero di essermi limitato alla critica negativa, in coscienza non mi tocca. Il medesimo rimprovero ritorna sotto altra forma, quando si dice che noi, criticando i partiti "laici," invece di associarci al loro lavoro, ripetiamo l'errore di quell'" aventinismo" che fece cosi mala prova in Italia, dopo l'assassinio di Matteotti. Sarà bene intendersi su quanto si pensa, oggi, in Italia, quando viene condannato l'" aventinismo." Nel 1924, dopo l'assassinio di Matteotti, i deputati antifascisti, che formavano quasi un terzo della Camera, ne disertarono le sedute, cosf come "in illo tempore" la plebe romana si era ritirata sul monte Aventino (a Londra credevano, nel 1924, che l'Aventino fosse una sala per riunioni pubbliche). E se ne stettero, per mesi e mesi, a votare ordini del giorno, che non cavavano un ragno dal buco, in attesa che il re congedasse Mussolini e chiamasse al Governo i capi delle opposizioni. Avevano fatto conoscere al re la esistenza di un memoriale Filippelli, di un memoriale Rossi e di un memoriale Finzi, dei quali il primo faceva risalire a Mussolini la responsabilità del mandato, e gli altri due quella del clima criminale, in cui il delitto era stato commesso. I deputati "aventiniani" erano convinti che il re non poteva non agire, e aspettarono che agisse. Ma il re fece il morto. Il 3 gennaio 1925 Mussolini li sfidò a venire nella Camera ed accusarlo. Gli altri votarono un altro ordine del giorno, e rimasero dove erano. Mussolini, lasciato padrone delle acque, li disperse. Quando condanniamo l'" aventinismo," noi intendiamo dire che l' opposizione antifascista non doveva rimanersene fuori della Camera a votare ordini del giorno, che non facevano né caldo né freddo né a Mussolini né al re, suo palo; dovevano presentarsi in blocco nella Camera, associarsi con quegli oppositori che erano rimasti nell'aula, e proporre la messa in istato di accusa del Primo ministro. Ne sarebbe nato lo scandalo clamoroso di una battaglia a randellate e revolverate promossa nell'aula parlamentare dai fedeli di Mussolini. Il re sarebbe stato obbligato ad intervenire, mentre il Paese si sarebbe messo in agitazione rivoluzionaria. Questa fu allora la S55 BibtiotecaGino Bianco
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