Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Italia scombinata di Saragat, il quale, interrogato come le tre leggi, non piu abbandonate, si conciliassero con quanto era stato deliberato dal Congresso di Genova, rispose: "È indicato in modo esplicito [ si'cl] nel terzo punto della convenzione" (La Stampa, 16 novembre [1952]). L'articolo terzo era quello che ho ora riprodotto testualmente. Ma Saragat stesso dovette sentire che quell' "esplicito" era difficile ad inghiottire. Perciò, una settimana dopo, nel settimanale Voce Soàalista, spiegò che l'accordo assicurava ai socialdemocratici "non soltanto l'esercizio del diritto a proporre emendamenti, m~ quello, infinitamente piu importante, di garantirsene fin d'ora la approvazione." Questo non risultava niente affatto dal testo della quadruplice alleanza. C'era stato, dunque, un accordo segreto, segretamente raggiunto, come facevano i diplomatici della vecchia scuola? E anche ammesso che vi fosse stato un accordo di quel genere, che garanzia aveva Saragat che gli emendamenti da lui proposti sarebbero stati approvati dalla maggioranza democristiana e dall'Azione cattolica, che muove i fili dietro quella maggioranza? Comunque, i socialdemocratici, non insistendo nel domandare "l'abbandono" voluto dal Congresso di Genova, potevano dire di avere almeno ottenuto il "rinvio" a dopo le elezioni. Ed ecco sui giornali del 26 gennaio la notizia che il Senato è stato richiesto di çliscutere il progetto di legge polivalente, uno di quelli che erano stati "rinviati" alla nuova legislatura. Fortunatamente la Gi'ustizia, socialdemocratica di destra, spiegò che "si trattava di una mossa non coordinata tra partito e gruppo parlamentare" democristiano: era stata una iniziativa di singoli senatori, che "non aveva rilievo politico." Le tre leggi avevano formato oggetto di un accordo fra la Democrazia cristiana ed i tre partiti "laici" in forza del quale i quattro partiti si impegnavano "a discutere collegialmente, al fine di raggiungere una formula di intesa, nella competente sede parlamentare, sui disegni di legge presentati dal Governo." Nel testo dell'accordo non era stabilito il tempo della discussione dei tre progetti di legge, se cioè essi avrebbero dovuto essere presentati prima o dopo le elezioni; ma secondo quanto dichiarava il senatore Romita, "era stato verbalmente convenuto col presidente del Consiglio, su conforme parere del ministro Scelba, che la discussione sarebbe avvenuta dopo le elezioni." È chiaro, dunque, che, mentre nel novembre De Gasperi e Scelba avevano riconosciuto "verbalmente" la necessità di "rinviare" alla nuova legislatura quelle leggi, alcuni senatori democristi due mesi dopo furono presi da angoscia nel pensare che la legge polivalente non era stata ancora varata, e De Gasperi e Scelba li lasciarono fare, e i guardiani dell'harem democristo trovarono che la faccenda non assumeva "un rilievo politico." Il guaio fu che i socialcomunisti si misero a fare un baccano d'inferno sulla facile contentatura della socialdemocrazia. E allora leggemmo nell' Osservatore Romano del 2 febbraio [ 1953]: 830 BiblotecaGino Bianco

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