lta/,ia scombinata congresso del partito che il Governo avrebbe abbandonato i tre progetti giudicati antidemocratici, i ministri responsabili continuavano a insistervi" (Corriere della Sera, 31 ottobre [1952]; La Stampa, 1° novembre [1952]). E il Corriere della Sera, che dava fedelmente il punto di vista destrorso della Democrazia cristiana, fece sapere senza tanti complimenti quanto segue: Gli ambienti democristiani sono contrari ad assumere fin d'ora impegni precm sul programma di Governo per dopo le elezioni, in particolare per quanto riguarda la legge sindacale, la "polivalente" e la legge sulla stampa, che i socialdemocratici vorrebbero formalmente ritirate (2 novembre). E il segretario della Democrazia cristiana "confermò" che il Governo non aveva alcuna intenzione di ritirare i tre disegni di legge "speciali" (sulla stampa, sui sindacati e sulle attività sovversive) da tempo presentati al Parlamento, ma non ancora discussi per ragioni di opportunità politica. I tre provvedimenti potranno essere a suo tempo discussi ed emendati "come qualsiasi altro disegno di legge"; ma nessun partito può pensare che la DC possa patrocinare il loro ritiro, "giacché essi costituiscono un tutto organico a difesa della democrazia e sono attuazione concreta di principii sanciti dalla Costituzione." Piu chiari di cosf si muore. La Stampa, dando notizia di quel discorso, fece osservare che i socialdemocratici non avevano mai chiesto il ritiro "ufficiale" dei tre progetti: si sarebbero contentati "di ottenere che di essi non si parlasse piu fino alla nuova Camera" (4 novembre [ 1952]). Ma si ingannava a partito: Saragat non ammetteva equivoci: quel discorso di Gonella a Terni, secondo lui, "dava una spinta alla barca socialdemocratica contro l'intesa elettorale." Niente .piu paura del comunismo, dunque: muoia Sansone con tutti i filistei! La Stampa, però, aveva visto chiaro. Ben presto i socialdemocratici scoprirono che "la questione delle tre leggi è inattuale," ha una importanza piu formale che pratica, dato che la Camera non potrebbe fare in tempo a discuterle prima dello scioglimento (L'Osservatore Romano, 5 novembre [ 1952]). E Il Messaggero, che faceva in Roma la stessa funzione dal Corriere della Sera esercitata in Milano, spiegò come qualmente "alla intesa fra i quattro partiti del centro in ordine alla legge elettorale dovesse seguire un accordo di natura politica"; era perciò necessario che il partito di maggioranza, cioè la Democrazia cristiana, rendesse manifesto che una delle clausole dell'accordo politico era "il proposito di fare dei principii informatori delle tre leggi una delle clausole dell'accordo politico." Non sembra dubbio, negli. ambienti della DC, che un impegno debba essere preso fra i partiti democratici, non tanto sul testo --' sempre modificabile e perfezionabile - dei tre disegni di legge, quanto sulla necessità di provvedere alla difesa della democrazia. E si aggiunge che sarebbe un non senso dire al corpo elettorale che il nuovo sistema di elezione della Camera mira a difendere lo Stato democratico, e poi rifiutarsi di specificare in quale maniera sarà attuata questa difesa. 828 Bibloteca Gino Bianco
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