La liquidazione del laicismo xisti che proclamavano la religione "oppio per il popolo," ma non sono neanche democratico-cristiani. Sentono il dovere di non intrigarsi in sede politica con questioni di filosofia, o di religione, o di arte, o di amore, o di sport, o di moda, o di cucina: tutte faccende che devono rimanere individuali. Ma che un deputato socialdemocratico andasse in un congresso democristiano a dire che il socialismo non è piu materialista, senza spiegare che il socialismo non si occupa piu di materie di cui anche i democraticocristiani farebbero bene, in sede politica, a dichiararsi incompetenti, fu un arbitrio che avrebbe dovuto essere deplorato dal suo partito. Ma né lui sapeva quel che si dicesse, né i suoi compagni badarono a quel che aveva detto. Quello che importava a tutti era ottenere dalla Democrazia cristiana un lasciapassare per gli apparentamenti del 1953. E come se il socialdemocratico non si fosse spiegato abbastanza, ecco un deputato liberale - che rimase fedele a Mussolini anche dopo quel colpo di stato del gennaio 1925 che neanche Salandra poté inghiottire -, ecco quel liberale mussoliniano proclamare che ormai in Italia per il "laicismo" non c'è piu posto, dato che non c'è piu clericalismo. Beato lui! Insomma, il "laicismo" italiano chiude bottega a prezzi di liquidazione. La istoria delle tre leggi ' Un ultimo esempio (si potrebbe continuare all'infinito). Il Congresso so• cialdemocratico di Genova dette alla direzione il m~ndato di "collegare l'accordo sulla legge elettorale ad alcune garanzie di carattere economico, politico e sociale," fra le quali c'era "l'abbandono dei progetti di legge governativi tendenti a limitare la libertà di stampa, sindacale e politica." La Gazzetta del Popolo di Torino osservò che la situazione poteva riassumersi nei termini seguenti: O i socialdemocratici si accontenteranno, in luogo di un ritiro formale, di un semplice e tacito rinvio di fatto dei tre progetti, e in tal caso le cose si accomodereb- ' bero; o i socialdemocratici porranno le loro istanze in termini precisi e perentori, e, in tal caso, è difficile vedere come il governo e il partito di maggioranza potrebbero aderirvi, senza compromettere il loro prestigio di fronte al paese (10 ottobre). Il "prestigio" della socialdemocrazia, pertanto, doveva contentarsi di un "semplice, tacito rinvio." Ma De Gasperi, che ben sapeva quanto valesse un prestigio socialdemocratico, ribadf il "proposito del Governo di mandare avanti la cosiddetta legge polivalente" in questa o nella prossima Camera, e anzi "ne farebbe una condizione essenziale per un accordo fra i quattro partiti democratici" (commento del Globo, riferito dall'Osservatore Romano del 24 ottobre 1952). Anche Scelba dichiarò che il Governo non intendeva ritirare i disegni di legge sindacale, sulla stampa e polivalente. Ne seguirono proteste dei socialdemocratici sinistri. Questi, in una "vivace" lettera a Saragat, fecero "notare che, mentre egli aveva assicurato al 827 Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==