Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Pasquale Vii/ari successivi, e applicati piu sistematicamente nelle università germaniche del secolo XIX. Ma anche nei momenti in oui la cosiddetta "scuola storica" aveva per sé la quasi unanimità degli studiosi italiani, il Villari si rifiutò sempre di accettarne i criteri angusti ed esclusivi. Certi eccessi ed errori - egli ripeteva - che sono occorsi finora nel lavoro della sintesi storica, lungi dal rendere necessario l'abbandono di ogni tentativo di sintesi, sono una prova manifesta del bisogno incoercibile, che sospinge il nostro spirito a unificare i dati della ricerca storica, sia pure con ipotesi provvisorie e magari fallaci. Questo bisogno nasce in noi dal fatto che la conoscenza sintetica del passato è il solo mezzo, che abbiamo per renderci conto della nostra genesi intellettuale e morale, e dell'indole delle grandi forze, che muovono la società in cui viviamo. Noi non possiamo spiegare l'uomo, se non conosciamo i suoi tempi; e non possiamo conoscere i suoi tempi, senza conoscere la storia del passato: perché questo passato vive trasformato nei suoi tempi, i quali vivono in lui. Noi non saremmo quello che siamo, se non fossero stati i Greci da cui abbiamo avuto tante idee artistiche e filosofiche; se non fossero stati i Romani dai quali abbiamo avuto tante idee giuridiche e politiche; non saremmo quello che siamo, se non fosse stata la Rivoluzione francese, la Rivoluzione italiana, tutta la storia del passato. Se, per ipotesi, ci proviamo a cancellare dalla storia i Greci e i Romani, che cosa facciamo? Non solamente lasciamo una lacuna nel corso degli avvenimenti; non solamente rendiamo difficile, impossibile il con1prendere i fatti posteriori; ma per cancellare dalla storia quei due popoli, quelle due civiltà, dobbiamo cancellare anche una' parte della nostra coscienza, della nostra personalità. Se, invece, attraverso gli studi storici, noi ci sforziamo di determinare il punto di partenza delle singole forze, che hanno contribuito a creare la nostra società e il nostro spirito, le direzioni seguite da ciascuna di esse, il momento ed il modo d'incrociarsi delle une con le altre, noi impariamo cosf ad analizzare il mondo in cui viviamo e gli elementi costitutivi della nostra personalità, impariamo a conoscere nell'equilibrio presente della vita sociale e della nostra vita psichica, quali fattori sono primitivi e permanenti, quali secondari e variabili; raccogliamo i presupposti indispensabili, non solo per una conoscenza scientifica del presente, ma anche per qualunque azione politica voglia riuscire davvero intelligente ed efficace. Non v'ha errore piu pericoloso alla coltura politica di un paese, che negare la storia per la erudizione, e rompere cosf ogni ponte di passaggio fra lo studio del passato e la vita presente. Un nostro alunno - egli raccontava - valoroso davvero, aveva speso due anni nello studio d'una pessima poesia in dialetto del secolo XVIII, ed aveva finito con lo scoprirne le fonti in due pessime poesie francesi. Tutta qu~sta ricerca era fatta con tanta dottrina, con un metodo cosi: rigoroso, con tale ingegno, che bisognò addottorarlo con lode. Ma a che cosf grande dottrina? non sarebbe stato meglio occuparsi d'altro? Qualunque soggetto di studio può essere trattato con lo stesso metodo critico e condurre· a resultati positivi. Ma fra gli infiniti 59 Bibloteca Gino Bianco

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