Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Una pagina di stana antica Borbone, e io a tavola spifferavo alla parentela quanto avevo sentito a scuola, esercitandomi inconsciamente nell'arte dell'eloquenza. Ma lo zio prete, che era borbonico, montò su tutte le furie, e sentenziò che il maestro ed io eravamo epicurei e saremmo andati all'inferno. Invece a Firenze essere stato epicureo diventava titolo di gloria. E io ero stato epicureo! Un altro che mise fuoco - e che fuoco! - alla legna secca, fu Pasquale Villari, titolare di storia medioevale e moderna. Era un omarino tutto pepe, che dietro al tavolo · verde da cui parlava, mostrava solo una vasta fronte. Ci spiegava le teorie sulla storia dell'umanità dovute ai grandi pensatori di tutti i tempi: Sant' Agostino e Bossuet, Dante e Machiavelli, Vico e Montesquieu, Buckle e Tocqueville. Le idee non ce le dava belle e fatte, perché le ripetessimo a pappagallo e ne facessimo guanciali alla nostra pigrizia intellettuale. Ne· suscitava in, noi il bisogno, esponendoci le idee altrui. Ci lanciava nel mare aperto e malfido, ma affascinante, delle sintesi storiche immense. Se riuscivamo a nuotare, bene. Se no, avremmo sempre fatto a tempo a ritirarci nella piccola navigazione di cabotaggio. A Napoli, sui venti anni, era stato alunno di De Sanctis - il mio De Sanctis. Fra il 1849 e il 1859 si era orientato definitivamente verso gli studi storici, in Toscana, ambiente imbevuto di realismo metodico e prudente, ma fervido anch'esso colle preoccupazioni morali della formazione nazionale. Accettava e predicava la necessità di sottomettersi alla rigida disciplina dei metodi filologico e storico. Ma certi eccessi ed errori - insegnava - che occorrono spesso nel costruire le grandi sintesi, mentre debbono essere criticati e corretti, non debbono farci condannare quei tentativi. Essi sono una prova del bisogno, che sospinge il nostro spirito a unificare i dati della ricerca, sia pure con ipotesi provvisorie, sia pure in sintesi fallaci. Lo storico deve spiegare il passato, cioè risolvere il problema, per dir cosi quantitativo, di concatenare i fatti in sistemi di concomitanze e causalità. Ma nella scelta degli argomenti, a cui vuole applicare la curiosità, deve essere guidato da un vigile sentimento della funzione che hanno i suoi studi nella coltura politica e nelle preoccupazioni morali del suo tempo. Un nostro alunno - raccontava - spese due anni nello studio di una pessima poesia in un dialetto italiano prodotta nel secolo XVIII, e ne scoprf le fonti. Questa ricerca era fatta con tanta dottrina, con metodo cosi rigoroso e con tale ingegno, che lo addottorammo con lode. Ma ad quid perditio haec? Non sarebbe stato meglio occuparsi di altro? Non v'ha errore piu pericoloso alla coltura politica di un paese, che negare la storia per la erudizione, e rompere cosi: ogni ponte di passaggio fra il passato e il presente. Che le sue fossero lezioni di metodo storico, non direi. Altri in quella casa smobiliata o male ammobiliata che era la mia coltura, si prendeva ciascuno la sua stanza e insegnava a metterla in ordine, restaurare i mobili sciancati, eliminare quelli di cattivo gusto. Lui entrava in tutte le stanze, spalancava porte e finestre, faceva circolare l'aria 47 Bibloteca Gino Bianco

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