\ Ammiragli "traditori" costeggiare la Sicilia, cosf che il comando inglese, informato dalla sua aviazione esploratrice, credesse che le forze italiane fossero dirette verso la Cirenaica e facesse partire il convoglio; ma a un certo tratto della strada esse dovevano pìegare ad est e sorprendere e affondare i trasporti inglesi, che se ne andavano v~rso il Pireo soli e senza alcun sospetto, come Paolo e Francesca. Invece di s.orprendere i trasporti l'ammiraglio Iachino fu sorpreso lui dall'aviazione, dai siluri aerei, e dal radar della flotta inglese. · Io non dico che la ipotesi da me costruita sia la sola che spieghi il disastro di capo Matapan. Ce n'è forse qualche altra che lo spiegherebbe anche meglio. Dico che non è lecito di ricorrere alla intelligenza col nemico, quando il disastro può essere spiegato con quella ipotesi, o con altra ariche piu plausibile. II Ad ogni buon conto noi abbiamo la descrizione che l'ammiraglio lachino ha pubblicato di quell'avvenimento nel libro Gaudo e Matapan (Mondadori, Milano 1946). L'ammiraglio Iachino divide la battaglia cosf detta del capo Matapan in due fasi, che differiscono del tutto l'una dall'altra. Alla prima fase dà il nome di battaglia di Gaudo (un isolotto roccioso a una decina di miglia a sud dell'isola di Creta), e chiama la seconda fase la battaglia del capo Matapan. Nella battaglia di Gaudo, nonostante la flotta inglese fosse sussidiata da un'aviazione esploratrice, e da una aviazione ·silurante, mancò alla flotta italiana il colpo fortunato che avrebbe potuto far cantare vittoria, perché 'la flotta inglese si sottrasse alla battaglia dietro a profonde cortine di fumo (aspettava l'arrivo da Alessandria della intera forza). &sendo assurdo avventurarsi in acque in cui il nemico aveva una prevalenza schiacciante, Iachino prese la via del ritorno. Qui cominciarono i guai."' Poco dopo le ore 15, tre siluranti aerei inglesi - nessun caccia italiano comparve mai! - assalirono la "Vittorio Veneto"; uno degli apparecchi fu colpito dalle mitragliatrici contraeree e il pilota cadde nel mare con l'apparecchio, ma aveva già avuto il tempo di lanciare un siluro contro la poppa della "Vittorio Veneto." Questa era ormai minorata, e dové farsi affiancare dalle altre navi se voleva procedere sicura verso Taranto, lontana 240 miglia. Ma verso il tramonto, la coda del convoglio fu attaccata da altri apparecchi siluranti appoggiati alla portaerei inglese. La nave "Pola" fu colpita a poppa e si fermò senza poter dare altra notizia perché il siluro aveva distrutto ogni mezzo di comunicazione; la notizia fu data dalla nave "Zara," che aveva ricevuto l'ulti- .mo messaggio del "Pola." Il comandante della divisione, a cui il "Pola" apparteneva, pensò di mandare due cacciatorpediniere a soccorrere la nave colpita. Ma Iachino pensò che due cacciatorpediniere non sarebbero bastate a soccorrere l'incrociatore pericolante; e qualora fosse stato necessario abbandonarlo al suo destino, la responsabilità di prendere una· decisione cos{ 303 BibliotecaGino Bianco
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