Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Ft·a storia e politica cock, New York 1948, p. 146). Il T. si serve delle cifre della Relazione senza farci sapere che esse sono contestate. Ad ogni buon conto, ci informa che l'aeronautica italiana "non aveva né armi né preparaz10ne per .combattere sul mare" (p. 119). E allora? E il radar? La flotta e l'aviazione italiana entrarono in guerra senza radar, e la schiacciante vittoria riportata dalla flotta inglese nella cosiddetta battaglia del capo Matapan fu dovuta precipuamente al radar britannico. T. accenna fugacemente al radar (p. 100), ma si guarda bene dal dirci che la flotta italiana, priva del radar e con una aviazione inefficace, era come un cieco mandato a duellare con veggenti. Se le navi c'erano e se di aeroplani ce n'erano tanti, e se il radar non merita di essere tenuto in conto, che cosa mancò? T. risponde: "Mancò prima di tutto un vero capo, e mancarono iniziativa, coraggio, direi quasi fantasia negli altissimi comandi, privi di impulsi, di energia, e per contro tutti intenti a fare sfoggio di senno,' di prudenza, soltanto per evitare le proprie responsabilità" (pp. 183-4). Sarebbe impossibile dargli torto per molti di quegli altissimi comandanti. E per l'esercito si dovrebbe ripetere lo stesso. Durante la Prima guerra mondiale, Clemenceau sentenziò che la guerra è faccenda troppo seria perché possa essere affidata ai militari. (In omaggio al vero, si deve riconoscere che neanche i civili scherzano.) In Italia, durante la Seconda guerra mondiale, nessuno fra gli alti papaveri militari che sedevano a Roma o vi erano chiamati, salvo rarissime eccezioni, volle mai perdere l'opportunità di guadagnare indennità, promozioni, decorazioni. Perciò tutti obbedirono servilmente a uno sciagurato, che pretendeva di fare lo stratega e non ci capiva nulla. T. non è contento di questa spiegazione, che spiegherebbe il subis;. samento, non di una, ma di dieci flotte. Parla anche di "intelligenza col nemico" (p. 223). Badiamo: non spionaggio, di cui abbiano potuto rendersi colpevoli qùa e là individui isolati nelle forze armate 'o nella popolazione civile. Spionaggio ce n'è sempre in tutte le guerre, in tutti gli eserciti. La intelligenza col nemico è qualcosa di assai piu grave: è il tradimento perpetrato da alti funzionari, civili o militari. Quali prove dà T. per una cosf terribile accusa? T. domanda: "Perché la flotta italiana rimase chiusa· a Taranto, mentre quella inglese scorrazzava a suo piacere· nel Mediterraneo? Perché non andò ad attenderla al largo? Perché, insomma, aspettare che il destino si compisse, senza far nulla per evitarlo?" (p. 38). Prima di rispondere "intelligenza col nemico," T. dovrebbe escludere un'altra risposta. Il duce teneva la flotta per mostrarla nei cinemàtografi, e non per mandarla alla ventura, e nessuno osava correre di propria iniziativa il rischio di perdere qualche nave. Nessuno osava muoversi, se non riceveva ordini scritti da Roma. Aggiungi la insufficienza di nafta, e la necessità di non farne spreco. Eppoi, la sua flotta il duce la teneva in serbo per il dopoguerra, quando non ci sarebbe stata piu una flotta fran300 BiblotecaGino Biànco

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