Ammiragli "traditori" 1 d . T 1 · d b 1· "L' . " "C " mento ne porto 1 aranto e navi a attag 1a 1ttono, avour e "Duilio" e l'incrociatore "Trento." Quella disfatta "decise le sorti della guerra fra l'Italia e la Gran Bretagna." Taranto fu la Trafalgar italiana. La eliminazione nel mar Grande di metà della nostra flotta da battaglia modificava profondamente la situazione militare e il rapporto delle avverse forze nel Mediterraneo a sfavore dell'Italia. La fine dell'Italia era cominciata a Taranto [pp. 36-37]. Dunque la superiorità italiana sparf al quinto mese di guerra. Esisteva almeno nei primi cinque mesi? T. accusa la marina italiana per avere fatto trovare l'aviazione "completamente impreparata" all'uso degli aerosiluri (pp. 9 sgg.); invece la .Rotta inglese mise fuori corso con una bene aggiustata salva di siluri aerei la .Rotta italiana nel golfo di Taranto (p. 18). E allora dove se ne va l'armamento italiano superiore a quello della .Rotta inglese? Notizie caratteristiche sui disaccordi fra marina e aviazione intorno all'uso dei siluri e delle navi portaerei, si trovano in un articolo dell'ammiraglio Romeo Bernotti, Polemica e Storia, in "Rivista marittima" settembre 1947. Siccome i capi dell'aviazione capirono troppo tardi la necessità dei siluri e delle portaerei, T., con la sua logica, dovrebbe accusare quei capi, non di incompetenza, ma di intelligenza col nemico. Appartenendo alla parrocchia aviatoria applica la sua logica alla sola marina. A parte quella piccola differenza dei siluri e delle portaerei, non vi era nessuna inferiorità dell'aviazione, ci assicura T. La Relazione statùtica sull'attività operativa della aviazi'one dall'inizio delle ostilità al 30 settembre 1942, assicura che al 10 giugno 1940 l'aviazione italiana predominava sull'aviazione inglese come dieci a uno, e la supremazia era oltre che in numero in qualità: "in nessun momento, dal 10 giugno 1940 al settembre del '42, si ebbe nel Mediterraneo un numero di aerei nemici ' non solo superiore, ma nemmeno eguale a quello italiano" (pp. 180-3). Quale credito dare a una relazione di quell'aviazione, la quale doveva difendersi precisamente dall'accusa di avere sempre fatto del bluff? Si domanda all'oste se il suo vino è buono? Secondo quella relazione l'aeronautica italiana al 10 giugno 1940 avrebbe avuto 3750 velivoli bellici. Invece secondo Badoglio (L'ltalt'a nella seconda guerra mondi'ale, Mondadori, Milano 1946, pp. 24-25), dei 3000 aeroplani vantati dall'aviazione - non 3750, come dice la Relazione riferita dal T. - ne esistevano solo 1200, e di quelli almeno 200 invecchiati. Se non vuol credere a Badoglio, T. dovrebbe credere almeno al duce che aveva sempre ragione. Questi, conversando con l'ammiraglio Maugeri nel settembre 1943, disse: "Quando Valle [ministro dell'Aviazione] e Pricolo [capo di Stato maggiore dell'Aviazione] mi dicevano che avevano 1500 aeroplani pronti per l'azione, includevano in quella cifra tutti gli apparecchi-scuola, e tutti quelli che erano in riparazione, e tutti quelli che non potevano essere piu utilizzati" (F. Maugeri, From the Ashes of Disgrace, Reynal & Hitch299 Bibloteca Gino Bianco
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