Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Ammiragli "traditori"?' I Nella Storia di un anno, l'Uomo della Provvidenza preparò, per i posteri, la spiegazione dei disastri militari, che si erano succeduti, per l'Italia, l'uno dopo l'altro, durante la Seconda guerra mondiale. E la spiegazione era che i capi militari lo tradirono, cominciando da Vittorio Emanuele III, che fu l'arcitraditore. A. Trizzino, nel libro Navi e Poltrone (Longanesi, Milano 1953), riconosce che l'Uomo della Provvidenza non possedeva "la minima preparazione, il minimo talento per risolvere i problemi che lo assediavano," "tentennava fra gli opposti pareri" e "l'ultimo a parlargli lo convinceva" (pp. 173-174). Ma quando vuole spiegare le disfatte italiane sul mare - · quelle per terra non lo interessano - prescinde scrupolosamente da quel singolare impasto di genio e follia, istrionismo e sadismo, vanità e spensieratezza, impasto ridotto ormai all'estremo stadio del rammollimento dalla Clara Petacci. E dato che l'uomo era impreparato, tentennante, e si lasciava convincere dall'ultimo che parlava, è chiaro che la responsabilità delle decisioni toccava sempre a chi ultimo gli parlava, e l'ultimo che parlava era traditore. Ecco spiegato tutto. È la tesi fascista, piu la incapacità del duce, accennata, per altro, quest'ultima solamente per rendere piu plausibile la tesi fascista. Ma, di grazia, coloro che dovevano parlargli - o primi o ultimi - non se li sceglieva lui? Che razza di uomo era lui stesso, allora, se non sceglieva per consiglieri altro che traditori? L'arcitraditore era, dun1 . ? que, m. A parte ogni discussione sulla sorgente prima dei tradimenti, T. vi insegnerà che se attribuite i disastri della marina italiana a inferiorità negli armamenti, siete fuori strada. Il bisogno di una efficace marina da guerra è stato sentito in Italia "fin dai primi albori dell'unità nazionale" (p. 177). Ma che cosa c'entrano quegli albori con quanto avvenne dal 1940 al 1943? Mai la bandiera italiana era stata issata su tante navi da guerra e mai le acque italiane erano state presidiate con tanta abbondanza di navi; [ ...] le due squadre navali nemiche di Gibilterra e di Alessandria, anche riunite insieme, non avrebbero superato la potenza della flotta italiana, ma siccome le due squadre inglesi non avevano la possibilità di operare insieme e fare un'unica massa, ne risultava che la flotta italiana era in grande supremazia di forze, sia che combattesse ad occidente che ad oriente ~el Mediterraneo; rispetto alle navi nemiche, che avrebbe potuto incontrare (p. 179). Viceversa alle pp. 34-37 del libro, impariamo che nella notte dall'l l al 12 novembre 1940 le forze aeree britanniche misero fuori combatti1 Da "Il Mondo," Z'l ottobre e 3 novembre 195.3, a firma "Gaetano Salvemini." [N.d.C.] 298 BiblotecaGino Biànco

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