Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Recensione del "Diari.o" di E. Caviglia Un altro esempio. Alle pp. 400-1, Caviglia scrive di una v1s1ta fatta il 12 aprile 1943 a Ninfa, nella campagna romana, 1n compagnia di Umberto Zanotti-Bianco: La nostra ospite venne dopo mezzogiorno, simpatica, tutta linea, assai gentile. Lunga conversazione. Ma mi parve preoccupata del movimento dell'opinione pubblica lombarda orientato verso la repubblica, che si dice finanziato dalla Banca Commerciale. Quando parlai della necessità di fare la pace al piu presto, approvò convinta. "Ma la Germania?" osservò. Dissi che oltre al significato morale dell'alleanza, materialmente altro aiuto noi non potevamo dare, se non tenendo nella penisola balcanica e nella Grecia una ventina di divisioni. Neppure a noi l'alleanza con la Germania dà vantaggi e, per l'avvenire, promette rovine. La Santa Sede potrebbe trattare con l'Inghilterra; piu difficile è trovare chi tratti con Hitler; ma non è un problema insolubile la ricerca della persona indicata. Si persuada la Germania o non si persuada, l'Italia dovrà giungere a fare la pace separata egualmente. Conviene alla Germania averci amici anche se neutrali. Abbiamo continuato a discutere sul contenuto da dare alla nostra neutralità. Chiunque non sia completamente digiuno sulle cose italiane di quegli anni, capirà senza grande sforzo che Ninfa è la nota villa dei Sermoneta, e che Caviglia e Zanotti si sono incontrati H con la principessa ereditaria Maria Josè sotto le ali della principessa di Bassano. Nella ipotesi che Caviglia abbia soppresso il nome di Maria Josè nel Di·ario per il caso che questo cadesse in mani ostili, non doveva l'editore del Diario mettere in chiaro quel che Caviglia aveva. lasciato velato? Ognuno comprende l'importanza eccezionale di quella notazione, non appena gli si dice che il lupus in fabula è nientemeno la principessa ereditaria. Le edizioni dei testi sono come le accademie del marchese Colombi: si fanno o non s1 fanno. Viveva fuori di quel circolo magico governativo, nel quale si manipolano i segreti dei fatti palesi. Quindi conosceva sui fatti palesi non piu di quanto ne dicevano i giornali, cioè né piu né meno di qualunque altro pÒvero mortale. In conseguenza, il suo diario riesce interessante per ·farci conoscere i riflessi che gli avvenimenti della politica interna ed estera italiana avevano nello spirito di quello spettatore, piu che gli avvenimenti stessi. Ma Caviglia aveva intelligenza non comune e buona esperienza di cose militari, e conosceva i precedenti di parecchi fra questi alti personaggi civili e militari che gesticolavano sul palcoscenico. Inoltre, grazie alla sua posizione di maresciallo d'Italia, veniva spesso a contatto di personaggi altolocati, e perciò era in grado di ricevere inforn1azioni interessanti, specialmente quando dalla Liguria, dove faceva l'agricoltore, si recava a Roma. Il suo Diari·o, perciò, avrebbe potuto essere una fonte di valore inestimabile per chi volesse ricostruire la storia italiana dei venti anni che vanno dal 1925 al 1945. Sfortunatamente il pensiero di Caviglia era continuamente attraversato da due passioni che ne rendevano scarsa l'obiettività: quella di Narciso, che, rimirando al fonte il proprio viso, morf consunto d'amoroso foco, e un'avversione personale contro Badoglio, sistematica, implacabile, amara. 283 BiblotecaGino Bianco

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