Ludwig e Mussolini1 Fra la Prima e la Seconda guerra mondiale, Emil Ludwig si specializzò nella manifattura di storie romanzate con un zinzino di psicanalisi, dalle quali gli sfaccendati apprendevano quel che i personaggi e le personagge del gran mondo si erano detto quando rimanevano soli. L'uomo si era fatto anche la nomea di "liberale" nonché antimilitarista e pacifista: nomea utile allo smercio della sua paccottiglia negli ambienti di "sinistra" dato che negli ambienti conservatori la psicanalisi non era molto popolare. Dopo aver penetrato nei piu intimi recessi di Goethe, Napoleone, Bismarck, Guglielmo II, Schliemann, Lincoln, Federico il Grande, Leonardo da Vinci, Stanley, Wilson, Lenin e Gesu Cristo (nel quale, per me- . glio vendere la sua merce, scopri sintomi di omosessualità), l'illustre scrittore era perfettamente qualificato per fare la psicanalisi anche del duce. E la fece nel 1932 in diciotto interrogatori, di cui pubblicò i risultati memorabili nei Colloqui con Mussolini. Cominciò, come era di prammatica per tutti coloro che andavano a Roma a scoprire il duce, col fare la psicanalisi della famosa sala lunga venti metri, larga tredici e alta altrettanto, in cui il duce riceveva i visitatori: oceano che occorreva traversare prima di raggiungere il porto, cioè il tavolo dietro al quale il duce meditava i suoi pensieri: vicino al duce, su un alto leggfo, un atlante aperto alla carta dell'Europa. Durante i colloqui, Mussolini di volta in volta appoggiò le due braccia sul tavolo, abbassò il mento, spinse in fuori le labbra, si girò sulla poltrona, accostò le mani (" belle mani"), spalancò gli occhi "come se volesse con essi assorbire la luce," si appoggiò tutt'all'indietro, fece il viso scuro, spinse avanti la mandibola, si chinò in avanti, parlò con voce cupa e tranquilla, o in tono basso e deciso che suonava come l'apparecchio Morse, rise piano e inquietante, si protese in avanti, rimase immobile nella poltrona, ecc. ecc. E l'illustre psicanalista prese nota di tutti questi avvenimenti col fervore religioso di una monacella che si trovi innanzi al mistico sposo. Bisognava presentare al mondo per la prima volta "l'uomo di azione quale pensatore." Grande responsabilità! "Sentivo la necessità di tener sempre di buon umore questo potente ma nervoso leone. Perciò io dovevo girare le domande difficili, lasciando a lui di penetrare o no il problema." Una volta, i buffoni delle corti non avevano studiato Freud per applicare questo metodo nelle psicanalisi dei loro padroni. Dato che bisognava presentare un uomo d'azione quale pensatore, niente donne, ad onta di ogni psicanalisi. "Non esiste alcuna influenza di 1 Da "Il Ponte," marzo 1951, pp. 251-260, a firma "Gaetano Salvemini." Una recensione della traduzione inglese Talks with Mussolini era comparsa in "Res publica," Bruxelles gennaio 1933, pp. 78-82. [N.d.C.] 274 BiblotecaGino Bianco
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