Fra storia e politica parte del frondista. Un attentato simulato gli si potrebbe assai piu facilmente attribuire che un attentato autentico. D'altra parte l'affermazione che egli sia stato visto a Bologna nel giorno dell'attentato non è anteriore al 1945: può essere stata dettata da esagerato zelo antifascista a scattamento ritardato. Né c'è bisogno di mettere in causa proprio Farinacci per adottare l'ipotesi della simulazione. La polizia italiana possedeva un numero piu - che sufficiente di uomini capaci di inscenare delitti simulati, come per esempio quel La Polla che aveva montato in quei mesi il complotto Garibaldi in Francia. Se si adotta l'ipotesi di un attentato simulato da un agente fascista, si comprende perché si volle la condanna di Mammolo Zamboni e di sua cognata, nonostante che la loro innocenza fosse evidente. Quella condanna doveva distrarre l'attenzione del pubblico dall'agente provocatore fascista. L'assoluzione avrebbe confermato la opinione che l'attentato era stato si.- mulato. Cosf si comprende anche perché quel fascista che nel Veneto aveva preannunciato l'attentato in tutti i suoi particolari quale realmente avvenne, fu arrestato, interrogato e poi prosciolto, ma nessuno si dette cura di seguire il metodo che si usa sempre in questi casi: cioè risalire da una persona all'altra finché si arriva alla fonte prima dell'informazione. Non s1 volle risalire a quella prima fonte. Cosf si risolve un problema che altrimenti rimarrebbe insolubile. Il giovinetto Anteo Zamboni non solo si trovava nel luogo in cui avvenne l'attentato, ma portava con sé un revolver a sei cartucce. Arpinati attestò di averlo visto che "tendeva ancora l'arma" contro Mussolini, e non c'è ragione per non credergli. Ma tutti i sei colpi dell'arma erano ancora inesplosi quando il giovinetto fu linciato. Naturalmente non si parlò mai nel processo di quei colpi tutti inesplosi e del revolver che li conteneva: bisognava trovare in lui l'attentatore, anzi uno dei due attentatori. Inoltre il giovinetto respirava in casa idee piu o meno anarchiche, dato che il padre e la zia avevano militato venti anni prima nel movimento anarchico. Nella prima pagina di un suo libro, il ragazzo aveva scritto alcune frasi "celebri," fra le quali: "Uccisi." - "Non posso amarti perché non so se vivrò dopo aver compiuto quello che mi sono promesso. - Uccidere un tiranno, che strazia una nazione, non è delitto, è giustizia. - Per la libertà morire è buono e santo." Non c'è dubbio dunque che il giovinetto si trovava sul posto proprio coll'intenzione di compiere un attentato sul sç:rio,ma non fece a tempo. Ora sembra bene stran~ che un giovinetto di 16 anni, non straordinariamente intelligente, potesse da solo ideare l'attentato, e scegliere con eccezionale astuzia proprio quel gomito di strada dove l'automobile del duce sarebbe stata costretta a rallentare e perciò il bersaglio mobile avrebbe potuto essere piu facilmente colpito. Ancora meno credibile ~ che il giovinetto si sia trovato in quel punto esatto proprio a quell'ora, per compiere l'attentato, senza sapere che si trovava H un'altra persona con 272 Bibloteca Gino Bianco
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