Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Fra storia e politica dosi di continuare a stare col governo, entrarono di piano; nella fretta intere sezioni, intere leghe rosse furono inghiottite con tutti i capi. Galatina, socialista e repubblicana, fu consegnata al fascismo solo un anno fa dal fratello del deputato repubblicano del luogo, bisognoso di continuare il dominio settantennale e... tutto fu come prima (pp. 130-1). Non mancarono qua e là fari luminosi nella notte. In Lecce il vecchio preside dell'Istituto tecnico rimase inconquistato. Ad Alberobello un amico di Fiore, .filosofo, "esemplare piuttosto raro della specie meridionale" (perché non anche settentrionale?) "si è ritirato a vivere, in una casetta di contadini con la moglie e con Shakespeare" (p. 24). Un tolstoiano si è ridotto a vangare la terra, e vive osservando il Vangelo (p. 137). Un altro, ateo positivista e anarchico, rinunziò all'insegnamento per non tradire "né se stesso, né gli altri; vive con la moglie, vendendo il latte che ricavano dalle loro capre. I fascisti vennero un pomeriggio, non si sa bene perché, a far chiasso; lui fece allontanare la moglie, e afferrò un fucile; quelli non entrarono. 'Non sanno quel che fanno,' dice la moglie, 'non sanno che fanno troppo male alla povera gente' (pp. 137-141). Il repubblicano Vallone di Galatina è morto senza disdire la sua fede. De Viti De Marco sopravvive a se stesso "constatando che i suoi migliori amici sono nel fascismo," e "si chiama in colpa di non aver saputo distrarli dall'entrare" (p. 136). Fari nella notte, ma fari inutili, perché nessuno ha occhi per guardarli. Il faro del repubblicano Vallone non ha servito neanche per suo fratello! Sotto questa versipelle borghesia agraria e intellettuale, nella quale la parte agraria non sopravviverebbe un giorno se non avesse la complicità della parte intellettuale - l'intellettuale è troppo spesso un uomo istruito al di sopra della propria intelligenza -, sotto questa verminaia borghese brulica il popolo delle formiche. Fiore vede quelle formiche (tutti gli uomini hanno gli occhi nella testa . " d ? ") ma quanti ve ono. . Pochi uomini in un angolo della piazza, immobili, a gruppi e gruppetti, come segregati, silenziosi, vere mandrie fuori della vita. E guardano dai gialli visi stirati, con occhio pecorino, con sguardo d'incredulità, di diffidenza, ma con la fissità caparbia di chi ha una sua idea, dentro, una larva ossessionante di idea. Ma come si fa ad avvicinarli, a dir loro una cosa non banale? Tu ci sei estraneo, pare che dicano [ ... ]. Quali vendette meditano in segreto, dietro l'opacità di quegli sguardi, contro i galantuomini del paese, da cui si sentono catturati? Quale taglio clandestino di ulivi o di viti? Quale sgarrettamento di buoi? Oppure qualche piu vasta ribellione, qualche scoppio d'ira cieco, primo segno però del loro distacco dalla realtà che li schiaccia? [ ... ] A frugare, a rivoltarli di dentro in fuori come sacchi, a sorprenderne gli abbandoni e le confidenze, si può sentire sulle loro labbra solo l'ingenua parola giustizia [ ...]. È la parola delle plebi, confusa, rozza, improvvisa; non degli altri, ai cui orecchi essa suona come un'offesa, come un'assurda incongruità [pp. 95-6]. Timidi, impacciati, chiusi, e appunto perciò capaci delle esplosioni piu subitanee [p. 43]. [A Gravina] c'è stato un improvviso tentativo di sommossa generale delle plebi, armate, come nelle antiche sollevazioni, di vanghe, forconi e falci, e le donne tutte aiutavano coi grembiuli ripieni di cenere, e gli altri, si sa, ne hanno avuto ragione con fucili e pistole (p. 49). Dopo la guerra. dopo i contatti coi fortunati lavoratori del Nord, dopo avere 264 BiblotecaGino Bianco

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