( Recensione di "Un popolo di formz"che" di T. Fiore nell'uso italiano, di accumulare vari stipendi, e come egli dice, il mondo è pieno di porcherie." Fiore è informato delle violenze e uccisioni commesse dalla "Disperata," la locale squadra, al comando di tal Ferrara: in città e per i tranquilli borghi vicini, "si ricordano le sevizie contro l'avvocato comunista Edoardo Sangiorgi (che già ai tempi di Giolitti aveva conosciuto le carezze dei mazzieri di De Bellis), le umiliazioni incancellabili inferte a tutti, le persecuzioni partigiane piu spietate contro l'operaio Corsi, morto di crepacuore." Sempre a Taranto, un romanziere "non può perdonare ad Amendola la viltà, dice, di non esser disceso in Parlamento, il 3 gennaio, a pronunziarvi la sua catilinaria; e quanto a lui, io, ci assicura, che non sono fascista, non sono cosf imbecille da farmi ammazzare per l'uno o per l'altro" (pp. 62-4). Quasi tutti i deputati ed esponenti attuali del fascismo "sono passati di punto in bianco, fra il '23 e il '24, dal radicalismo al fascismo, cos{ come in altri tempi avevano tentato di passare al socialismo, come uno a carnevale si veste da cinese" (p. 74). A Ginosa "gli agrari patrioti non disdegnarono nel 1919 l'alleanza con le forze popolari a tinte comuniste; ma dopo il '21, in seguito ad agitazioni del bracciantato per aumenti di salario, la scissione, in difesa dei loro interessi, ,dové loro sembrare piu patriottica, come d'altra parte, con non minore prudenza, alcuni dei capi comunisti tentarono di rifugiarsi subito sotto le ali del pipismo [Partito popolare, precursore della presente democrazia cristiana] e poi del nazionalismo: novembre 1922, sei morti, un fascista e cinque contadini" (pp. 90-1). A Lecce, un sindaco che era rimasto in carica per venticinque anni, facendo l'acrobata dalla proibizione del crocifisso nelle scuole al patto Gentiloni, è passato dall'antifascismo al filofascismo nelle elezioni politiche del 1924. Un deputato nittiano, ben visto da Bonomi, dichiarò dopo la mar4 eia su Roma che lui non pensò mai si dovesse resistere alla marcia suddetta. Il presidente della Deputazione provinciale, una volta radicale, e ostentatore di sentimenti antifascisti, ha scoperto che "il fascismo è come l'energia elettrica, che si può sfruttare in ogni modo." Un grande elettore radicale, dopo avere aderito al Partito popolare nel 1919, ha trasmigrato anche lui nel campo fascista. Un principe annoso ha annunziato che lui era fascista da quando era nato nel 1848. Ma nessuno prende sul serio nulla. E "i nuovi barbari passarono" (pp. 111-8). . , Già nel 1921 si era formata a Taviano un'oasi fascista "per risentimenti agrari." Tre mesi prima della marcia su Roma era sorto un fascio a Gallipoli, "dove miserabili padroni semifeudali e una miserabile democrazia socialista, asservita a quelli, avevano dimostrato l'insufficienza e la corruttela comuni a tutta la provincia. Cos{ il fascismo poté avere i primi capi per i suoi quadri, fornitigli dal radicalismo." "Dopo la marcia su Roma i ricconi del posto, a Nardò e a Maglie, incominciarono la gara per entrare." I paesi · rossi confinanti col tarentino furono subito stangati e insanguinati dai tarentini. Gli altri paesi, trattan263 Bibloteca Gino Bianco
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