Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Fra storia e politica quegli anni borgiani pochi lessero quelle lettere. Oggi esse escono in volume con una bella prefazione di Gabriele Pepe. Esse documentano, anche nello stile, ricco spesso di strozzature inaspettate e stupende, un pensiero vigoroso chiuso in una prigione, da cui si tormenta per uscire. Ha di tanto in tanto qualche luce di speranza ma le mura della prigione restano sempre H, immobili. Tragico destino di chi . nell'Italia meridionale non intende arrendersi alle influenze mortifere dell' ambiente. Le sei lettere di Fiore sono un documento storico prezioso per illustrare la penetrazione del movimento fascista nella Puglia meridionale, fra Bari, Taranto e Lecce. I meridionali non furono essi a creare il movimento fascista; bisogna assolverli da ogni responsabilità al riguardo. Lo accettarono dopo che aveva conquistato il settentrione e il centro d'Italia. Il fascismo meridionale fu quello che era stato il giolittismo meridionale prima del 1914: merce "governativa" e niente altro. Fiore ci fa sapere che ad Alberobello, la cittadina dei "trulli," il sindaco "massone-socialista-bonomiano" è riuscito, nel 1923, a superare la bufera passando al fascismo, "ben singolare animale" del quale non si sa che cosa mai intenda salvare col suo socialismo fascista restando al Comune; ma la virtu di andarsene, cioè di mollar l'osso, non è virtll italiana, anzi da noi anche gli avversari darebbero dell'imbecille a chi lo facesse. Poco dopo che Fiore è stato ad Alberobello, anche quel sindaco va a picco, e scrive un'epistola "ai lavoratori" del suo paese, appellandosi "ai generosi alimentatori del fascismo provinciale" contro gli "austriaci di dentro," cioè i suoi nemici di Alberobello che hanno indotto "le gerarchie" a metterlo a sedere {pp. 29-33). Nella provincia di Bari "son rimasti in piedi il voltacasacca di Grumo, fascista per girellismo congenito, e il democratico di Triggiano, che ha, credo, abbracciato la croce per non vedere le cose cambiate nel paese" (p. 30). La Federazione agraria provinciale di Bari, che non aveva fino all'aprile 1924 meriti fascisti da vantare, minacciata di invasione e distruzione, fini: per dare il suo tecnico al listone (nelle elezioni del 1924). Il partito dei giovani attrasse in provincia un discreto numero di ottantenni in attesa del laticlavio; uno di costoro, un onorevole risorto dopo trent'anni di morte politica, nelle comunali di Trani disse a suoi seguaci: "Nell'ombra affilate i pugnali, non contate i nemici, li conteremo quando li avremo sterminati" (p. 47). A Noci il fascio passò éinque o sei volte dalle mani degli uni, i padroni, in quelle degli altri, i rossi, due anni fa esecrati (p. 54): e questo secondo che gli uni o gli altri prevalevano nella Federazione fascista provinciale. A Taranto, Fiore è accompagnato da un archeologo; "massone fino a un mese fa, riveste ora molte cariche fasciste, ed ha bisogno, come è 262 BiblotecaGino Bianco

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