Fra storia e politica farci sapere: 1) quanti erano quegli emigranti intellettuali che si chiamano generali, colonnelli, maggiori, ecc., oppure pennaruli civili che erano pagati dal contribuente italiano - cioè dal pastore sardo e dal bracciante pugliese - a somiglianza degli intellettuali militari; 2) quanti appartenevano a quella bassa forza militare e civile che era necessaria affinché la emigrazione degli intellettuali superiori, sempre a spese del contribuente italiano, potesse fare sfoggio delle proprie capacità; 3) quanti appaltatori e lavoratori semplici· e agricoltori non si sarebbero mai sognati di emigrare in Abissinia al seguito delle prime due categorie se il contribuente italiano non avesse speso quaranta miliardi di lire (lire del 1935-1940) per conquistare il paese e mantenere i disoccupati delle categorie suddette; e finalmente 4) quanti lavoratori intellettuali e manuali avrebbero emigrato spontaneamente verso l'Abissinia, se non fossero stati spesi quei quaranta miliardi, e se negli anni precedenti alla guerra fosse stata seguita una politica leale e costante di "penetrazione pacifica." Trascurare, come fa Guariglia, questa classificazione, e sparare la cifra di centinaia di migliaia come frutto della conquis.ta militare da lui preconizzata, è vedere le cose coll'occhio cieco del nazionalista incorreggibile, e non con quello del patriota assennato. A proposito dell'Abissinia, Guariglia racconta di esservi stato mandato in missione nella primavera del 1927. Fra le altre questioni pendenti quella centrale era la domanda italiana di concessione della camionabile AssabDessié. Dalle conversazioni a cui presero parte lui e Gasparini (governatore dell'Eritrea) "usd quella convenzione italo-etiopica per la costruzione della strada Assab-Dessié, che per la mancata esecuzione offd poi, almeno, una utilità in senso negativo: serv1 cioè a dare una certa base alla nostra azione bellica in Etiopia" (pp. 55-6). Questo racconto contrasta nettamente con quanto si legge in una comunicazione presentata da Gaetano Cora, antico ministro in Abissinia al III Convegno di Studi africani, Firenze, 3-5 giugno 1948. Secondo Cora, alla conversazione della camionabile partecipò anche lui, ministro ad Addis Abeba, anzi Hailè Selassiè incaricò proprio lui di riferire su_lletrattative in corso, "dando cosf, per un sovrano orientale, . un raro esempio di assoluta fiducia e accordo con un rappresentante estero." La camionabile Assab-Dessié l'aveva proposta Cora, di sua iniziativa. L'accordo arrivò in porto nell'agosto del 1928, e fu ratificato nell'agosto 1929, secondo l'abitudine orientale di mandare le cose per le lunghe. Ma quando doveva cominciarne l'esecuzione, fu sabotato a Roma. Guariglia non parla mai di Cora, quasi che Cora non sia mai esistito, e quasi che la camionabile Assab-Dessié sia spuntata per la prima volta nelle sue conversazioni! È chiaro che chi dice la verità è Cara: una pratica di quel genere se n_on è stata già seriamente avviata non si improvvisa in una conversazione durante un viaggio ufficiale, specialmente in un paese orientale. Gelosie di mestiere? Differenza di indirizzi fra Cora che la camionabile la voleva sul serio e Guariglia per il quale la non esecuzione doveva servire a dare una certa base all'azione bellica in Etiopia? 258 Bibloteca Gino Bianco
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