Fra storia e politica contro l'Etiopia - successo di sostanza e non di forma. Il Governo inglese aveva fatto altrettanto nel dicembre 1934 (sperando probabilmente che la concessione sarebbe rimasta sempre sulla carta per le difficoltà di una guerra in quel paese, e per la opposizione francese). Ora non poteva piu tirarsi indietro, ma non poteva sfidare l'opinione pubblica del suo paese in un anno di elezioni generali; fece perciò le viste di opporsi, ma non si oppose sul serio (salvo che negli ultimi mesi e solo fino a un certo punto e quando· era troppo tardi). Laval tenne il sacco a Mussolini per quanto poté ma neanche lui poté scoprirsi troppo per non fare la figura di mettersi contro il Governo inglese e anche per non sfidare larghe correnti di opinioni nella stessa Francia. Cosf Mussolini ebbe via libera e trionfò e fondò l'impero. Da questo momento in poi si credé capace di sfidare l'Inghilterra. Allora chi gli era stato sempre indulgente (a spese degli altri), messo con le spalle al muro, diventò nemico a fondo, e questo mentre il duce "trascendendo a vie di fatto" dava la misura di quanto poteva realmente fare - o piuttosto non fare. Il "fattore incognito" sul quale i diplomatici italiani avevano sempre puntato, non presentò piu nessun mistero, e questa fu la fine. Il Guariglia, avendo sempre consigliato al duce di rimanere ancorato all'alleanza inglese, non trova difficoltà a darci della sua politica estera una critica intelligente. Fra le rivelazioni contenute in questi ricordi, una delle piu interessanti è che Guariglia non approvò mai la politica slavofoba e francofoba del duce. C'era nella diplomazia italiana una scuola che consigliò continuamente una politica di buoni rapporti verso la vicina di oriente e quella di occidente. Ma parlò sempre invano. Se invece di scrivere una recensione dovessi scrivere un libro sulla politica estera del regime fascista e sui suoi postumi immediati non ci sarebbe pagina di questo libro che potrebbe essere trascurata, anche se parecchie dovessero sollevare contestazioni radicali. Qualche campione di siffatte contestazioni non sarà fuori luogo. Sulla fine del 1923, dopo il colpo di testa di Corfu,2 che Guariglia v.ide con l'occhio del buon senso e non con quello del nazionalismo incorreggibile, sorse fra Roma e Parigi una vertenza per sapere se il Governo italiano dovesse essere rappresentato nell'amministrazione internazionale per la città di Tangeri e della zona circostante. La questione - di minima importanza - si chiuse cinque anni dopo con la vittoria della tesi italiana. L'Italia - scrive Guariglia - potenza mediterranea, aveva diritto a partecipare ad ogni organizzazione internazionale installata agli sbocchi di quel mare. "Era la stessa tesi che intendevamo fare valere per Suez." L'Italia "da allora cominciò per pri!lla ad affermare nelle discussioni politiche la necessità di applicare al Mediterraneo il principio di libertà e quello di parità di diritti per tutte le nazioni, sostenendo che i tre sbocchi di quel mare 2 Vedi G. SALVEMINI, Preludio alla Seconda guerra mondiale, in Opere, vol. III, pp. 41-49. [N.d.C.] 256 Bibloteca Gino Bianco
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