Fra storia e politica di Sesto Fiorentino di trenta o quaranta anni or sono perché non produssero nessun Lenin, e nessun Trockij, non è fare storia: direi che è trasportare nel passato un metro che può essere valido, caso mai, solo per il presente. Recensione dei "Ricordi: 1922-1946" di R. Guariglia1 RAFFAELEGUARIGLIA, Ricordi: 1922-1964, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1950. Nell'ottobre 1922, il Guariglia era da quasi tre anni al Ministero degli esteri d'Italia, e vi rimase fino all'ottobre 1932 come specialista nelle questioni europee e mediterranee. Andò ambasciatore a Madrid dall'ottobre 1932 all'agosto 1934; ritornato in Italia, dall'aprile 1935 al novembre 1936, fu messo a capo dell'ufficio speciale che si occupava dell'Abissinia. Dal dicembre 1936 al settembre 1938 fu ambasciatore in Argentina, e dalla fine del 1938 al giugno 1940 in Francia. Rimase disoccupato fino al febbraio 1942, salvo che nel 1941 corse il pericolo di diventare ambasciatore del farsesco "Stato Croato," mentore al duca di Spoleto, camuffato da re Tomislav. Nel febbraio 1942 fu nominato ambasciatore presso il Vaticano, e tenne questo ufficio fino al febbraio 1943, quando fu sostituito da Ciano. Mandato ambasciatore in Turchia, vi rimase dal marzo al luglio 1943. Dalla fine di luglio all'8 settembre 1943 fu ministro degli Esteri nel Gabinetto Badoglio. · Le pagine dedicate alle ambasciate di Spagna, Argentina, Francia e Turchia hanno scarso interesse; un po' piu quelle dell'ambasciata presso il Vaticano; moltissimo le altre. Non sarà lecito da ora in poi fare la storia della politica estera italiana dal 1922 al 1932, della guerra etiopica, e dei quaranta giorni badogliani, senza dedicare attenzione a questo libro. Naturalmente nell'usare questo, come ogni altra fonte storica, occorre tener presente la personalità dello scrittore. Questi si dichiara "nazionalista incorreggibile" e intende per nazionalismo il "cieco affetto" per il suo Paese (p. 335). Ma non bisogna prendérlo proprio in parola. Uno solo dei suoi occhi è accecato dal nazionalismo incorreggibile, ma l'altro è quello di un patriota ragionevole, il quale si rende conto delle difficoltà contro cui non è il caso di andare a rompersi il collo, ed escogita, con l'aiuto dell'esperienza e del buon senso, gli espedienti meglio adatti a superare le difficoltà supe1 Da "Il Ponte," novembre 1951, pp. 1519-1521, a firma "Gaetano Salvemini." [N.d.C.] 254 BiblotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==