I socialisti di Sesto allargare il numero e l'estensione di ciò che sente e a far. capire che è m tutto degno della grande fiducia (p. 18). Sono due pagine che dimostrano non solo che l'uomo era tutt'altro che sciocco (e questo già si sapeva) ma anche possedeva un senso umoristico non comune. Ma a quale fonte sono attinte quelle due pagine? Come accertare che ci troviamo innanzi a documenti autentici? Io propenderei per l'autenticità, ma propendere non è avere la certezza. A p. 17 leggiamo che la mattina del 28 ottobre 1922, quando Facta gli portò il decreto di stato d'assedio contro i fascisti da firmare, Vittorio Emanuele gli raccontò questo aneddoto: Il segretario comunale di Monasterolo, che è un paese v1cmo a Racconigi, un anno aveva ricevuto i manifesti per la mobilitazione, che i comuni debbono tenere in serbo per il caso di una chiamata alle armi: per ignoranza, quando. arrivarono, li fece affiggere e a Monasterolo fu dichiarata la guerra. Corsero a Racconigi, al Castello, da tutte le parti. Erano state chiamate dieci classi; la gente ritornando in fretta dalla campagna era sconvolta. Bisognò acchiappare il segretario e obbligarlo a staccare, subito, personalmente, tutti i manifesti. Cosi farà lei col suo decreto. Quale la fonte di queste notizie? È possibile che 1n quel momento, che doveva apparirgli ben critico, Vittorio Emanuele trovasse fiato per barzellette? Se dalla prefazione dovessimo passare al libro, lo spettacolo non cambierebbe. Ci troviamo dinanzi a un caos di affermazioni buttate H, spesso fuori di ogni ordine cronologico o logico, alcune interessanti e nuove (almeno per me, che non pretendo di aver letto tutto su quegli argomenti), ma non utilizzabili perché non hanno altro punto di appoggio che quanto ne scrive un autore: e questi troppo spesso dimostra di non poter essere preso a guida sicura. I socialisti di Sesto1 Se la storia è fatta, non da astrazioni (" il socialismo," "la monarchia," "il clericalismo," "l'Italia," ecc.), ma da uomini in carne ed ossa che camminano per le strade sulle loro gambe (socialisti, monarchici oppure re coi loro consiglieri, clericali, italiani, ecc.), la storiografia generale deve essere fondata sul maggior numero possibile. di monografie locali. Solo quando si possano sommare insieme parecchi studi di storia locale recente s1 potrà arrivare a vedute d'insieme, che poggino su terreno sicuro. 1 Da "Il Mondo," 9 marzo 1954, a firma "Gaetano Salvemini." [N.d.C.1 247 Bibloteca Gino Bianco
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