Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Intorno al "libro giallo" francese 15 maggio 1912 Caro Spingardi, Ho molto lavorato per l'assetto provvisorio di questa frontiera da attuarsi all'atto della mobilitazione e richiedente molto denaro. Ancora ci vuole molto lavoro per fare delle strade che non si possono improvvisare all'atto della guerra e spero che mi potrai dare il necessario che non è molto. Si sono spesi e si spendono milioni a centinaia sull'altra frontiera ma il perièolo è da questa parte e non da quella. I francesi non ci perdoneranno mai Tripoli, e Tunisi è assai piu pericolosa di Salonicco, anche se vi arrivano i nostri buoni amici del nord-est. Tuo aff.mo Luigi Cadorna Una mobilitazione e una guerra colla Francia, dunque, comincia ad essere considerata come probabile e vicina. Cosi la Triplice Intesa ha motivo d,: mettersi in sospetto: e gl'Imperi centrali hanno motivo di sperare che l'Italia li seconderà nella guerra, che vanno preparando. Quali vantaggi si aspettassero Giolitti e Di San Giuliano da questa politica, nessuno lo saprà mai. Dal Libro rosso austriaco del 1915 e dal Libro verde italiano, risulta che fra noi e gli alleati non c'erano patti chiari su nessuno dei punti possibili di contrasto fra noi e loro. Tenevamo le isole dell'Egeo, e cosI preparavamo all'Austria un pretesto per dire che essa intendeva fare altrettanto in Serbia, e che la sua occupazione della Serbia faceva pendant alla nostra occupazione del Dodecaneso. Stavamo a fianco a fianco coll'Austria in Albania: ma era una guerra dissimulata, piu che un'azione comune. Accennavamo a separarci dall'Inghilterra e dalla Francia, e ci eravamo separati dalla Russia, ma non avevamo nessuna promessa chiara e positiva di nessun genere da parte dei nostri alleati. E per giunta ci rendevamo ostili, senza alcun equivalente vantaggio, la Grecia e la Serbia. Non mai come nella prima metà del 1914, l'Italia si è trovata isolata nel mondo, sospettata da tutti gli antichi amici, disprezzata e insidiata specialmente dagli alleati. Dallo stesso punto di vista della politica realista, cara agli uomini come Di San Giuliano, la nuova politica non aveva nessuna giustificazione di nessun genere. Nell'estate del 1913, gli alleati tentarono un primo assaggio, domandando al governo italiano se potevano fare assegnamento sull'intervento dell' Italia in guerra al loro fianco, se avessero assalita la Serbia. Giolitti e Di San Giuliano, invece di rispondere che una guerra di questo genere era contraria all'art. VII della Triplice, e perciò avrebbero denunciata l'alleanza, dichiararono che in forza del trattato, art. IV, l'Italia si sarebbe dichiarata neutrale. E gl'Imperi centrali, sicuri che l'Italia sarebbe rimasta almeno neutrale, si lanciarono l'anno dopo nella guerra. Non prevedevano che, dei loro fedeli in Italia, Pollio sarebbe morto nel luglio 1914, Di San Giuliano sarebbe morto nell'ottobre, e Giolitti non avrebbe potuto ritornare al Governo, quando ad essi faceva comodo. E cosI tutta la loro illusione italiana si sfasciò. Ma è innegabile che a illudersi furono autorizzati non dal popolo ita243 Bibloteca Gino Bianco

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