Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America
La sorte dell'Italia Il programma dei "popolari," per ciò che riguarda la legislazione sociale ed economica, era molto simile a quello dei socialisti riformisti~ Le divergenze sulla politica religiosa potevano essere appianate. In ogni caso, si poteva aver fiducia che il capo del partito popolare, Don Sturzo, riuscisse a concludere un'alleanza che non sarebbe stata pregiudizievole ai diritti e alla libertà della Chiesa cattolica in Italia, e a quelli del Vaticano nel campo internazionale. Una circolare del Vaticano diretta alla gerarchia ecclesiastica italia– na (2 ottobre 1922) ordinò al clero di non solidarizzare con i popo– lari e di assumere un atteggiamento di neutralità nel conflitto politico. Un ordine simile, dato in quel momento, non poté essere interpretato altro che come una sconfessione del partito popolare da parte della Chiesa. Il 20 gennaio 1923 il cardinale Gasparri, Segretario di Stato del Pontefice, ebbe un colloquio segreto con · Mussolini. Il Banco di Ronia, che era controllato dai cattolici, e a cui i cattolici italiani, i prelati del Vaticano e la Santa Sede avevano affidato i loro capitali, si trovava sul- 1'orlo del fallimento. Mussolini si impegnò a salvare quella Banca facendo intervenire lo Stato. Mantenne la parola ed il fallimento fu evi– tato al prezzo, si disse, di un miliardo e mezzo di lire, somma che, è superfluo dirlo, usd dalle tasche dei contribuenti italiani. Volendo distruggere il regime parlamentare e le libere istituzioni Musso– lini comprese che avrebbe potuto contare sull'aiuto di Pio XI, il quale non aveva alcuna simpatia per la democrazia. Quando al cob.gresso del Partito Popolare di Torino dell'aprile del 1923 Don Sturzo ruppe i ponti, e tentò di schierare le sue forze dalla parte dell'opposizione irriducibile al fascismo, il Vaticano venne ancora in aiuto del fascismo: Don Sturzo doveva dimettersi dalla direzione del partito. Nel suo libro ltaly and Fa– scism (New York, 1926, p. 137), parlando di se stesso in terza persona, egli cos1 racconta l'episodio delle dimissioni: La pressione personale del governo e dei suoi amici era forte e continua; al momento critico, l'uomo che era ritenuto dai fascisti e dai filo-fascisti il perno della situazione, l'avversario convinto di Mussolini, lasciò la direzione del partito per effetto di oscure minacce fasciste di rappresaglie armate contro la Chiesa... Non c'è bisogno di essere un indovino per decifrare questa dichia– razione piuttosto oscura. Le minacce di rappresaglia contro la Chiesa, per poter essere efficaci, dovettero essere fatte pervenire a quell'alta autorità ec– clesiastica che sola aveva il potere di agire. In seguito, al tempo della crisi causata dall'assassinio di Matteotti; il Vaticano contribuf al salvataggio di Mussolini dando il colpo di gra– zia al Partito Popolare, i cui rappresentanti, insieme coi socialisti, si erano allontanati dalla Camera e avevano chiesto al re di congedare Mussolini. Infatti, proprio in quel momento Papa· Pio XI se ne usd con ,un avvertimento dato ai cattolici nel senso che ogni alleanza coi socialisti, ·anche con quelli, dell'ala destra, era proibita dall'etica cattolica che condan- 239 Biblioteca Ginù Bianco
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