Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I
L'Italia nel giugno 1919 vero " era pronto ad osare qualsiasi impresa e " con la sola forza del popolo vero, l'Italia avrà la sua quindicesima vittoria" 17 ; nella guerra italo-austriaca aveva contato quattordici vittorie. Dove e contro chi doveva esser vinta .la quindicesima vittoria? A Roma e contro il Parlamento, o fuori d'Italia e contro la Yugoslavia? Chiunque si sollevi contro un governo legittimo, parla sempre nel nome del "popolo vero." Mussolini fece la seguente dichiara– zione: "Accadrà quello che deve accadere." 18 Il conservatore Corriere della Sera non poteva açcusare in modo esplicito un principe della casa reale e un ufficiale di un alto grado dell'esercito; quindi sostenne che le voci di una congiura militare erano infondate; ma si dimo– strava lieto "che un temporale di ridicolo sommerga ed affoghi queste pan– zane"; "dipingere il diavolo sul muro serve talvolta a qualche cosa"; poi si prendeva la pena di spiegare perché il paese avrebbe reagito con " lo sdegno e la rivolta" contro qualsiasi tentativo di un colpo di stato militare. La velleità di crear fatti compiuti e di ricominciare in un modo o nell'altro la guerra, è stata troppe volte espressa nei comizi e .(lei giornali. (...) Da un lato è naturale che, essendo mobilitato senza la guerra un grande esercito glorioso, vi si:i qualcuno che, in accademiche conversazioni, pensi di dare una funzione (interna o esterna) a quest'organo pletorico. Dall'altro lato è naturale che le popolazioni soffrano di una situazione anor– male e precaria (...). Né possono non soffrire dell'immenso gravame di cui le carica il mantenimento di uno stato di guerra senza guerra. (...) E non v'è che un solo programma di cura che non sia ciarlatanesco: la pace, la smobilitazione, l'apertura delle frontiere, la ripresa degli scambi, la restaurazione della fiducia e del lavoro. È proprio il programma diametralmente opposto a quello che viene attribuito al fantastico complotto militarista, dittatoriale e perpetratore della guerra. 19 Le attività politiche degli "arditi" devono esser messe in relazione alle manovre politiche della mano nera militare. L'amministrazione militare, ri– tardando di quanto era possibile la smobilitazione, col pretesto che il proble– ma della frontiera italo-yugoslava era ancora da risolvere, mandava in licenza migliaia di "arditi," i quali partecipavano in divisa alle dimostrazioni politi– che, col pugnale sul fianco, levando il loro grido di guerra, "A noi!," senza che le autorità militari facessero niente per scoraggiare queste azioni illegali. Gli "arditi" non si limitavano alle dimostrazioni politiche; ogni giorno l'Avanti! pubblicava intere colonne di reati commessi in tutta Italia dagli " arditi. " Il giornale nazionalista levava energiche proteste, sostenendo che l'Avanti! si serviva di singoli atti di violenza come pretesto per diffamare gli " arditi. " L'At1anti! tenta di diffamare negli "arditi," attraverso questo o quel caso indivi– duale di delinquenza, lo spirito della vittoria che negli " arditi " assume una forma piu evidente e 'piu plastica. (...) Ma (...) gli "arditi," convenientemente epurati d'ogni tristo avanzo di bassofondo cittadino (...) e convenientemente organizzati, rimarranno a perpe- tuare nell'Italia di domani proprio quello spirito di educazione nazionale e militare che ci 17 " Corriere della Sera, " 12 giugno 1919. 18 Cit. trad. 19 " Corriere della Sera, " 14 giugno r 9 r 9. BiblotecaGino Bianco 455
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