Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

L'assetto politico del 1914 elezioni generali del 1900, erano stati eletti 40 socialisti, quasi tutti nel Nord. Giolitti si rese conto che nell'Italia settentrionale, specialmente nelle città, dove l'educazione era in continuo sviluppo, il governo non poteva piu "manipolare" le elezioni senza sollevare scandali troppo gravi. Quindi era meglio lasciare che gli elettori votassero chi volevano. Ma nel Mezzogiorno, dove venivano eletti circa 200 dei 508 deputati, era ancora possibile "mani– polare " le elezioni. Il metodo di Giolitti, quindi, fu di lasciare le elezioni libere nel Nord e "manipolarle" nel Sud. Che cosa faceva per "manipolare" le elezioni? Ip ciascuna delle 93 pro– vincie in cui era divisa l'Italia, vi era un capo del potere esecutivo, il prefetto, il quale, a differenza dei governatori di stato americani, non era eletto dai cit– tadini ma nominato dal ministro degli Interni e responsabile verso il mini– stro degli Interni della amministrazione della provincia. I consigli comunali e i sindaci erano eletti dai cittadini, ma il prefetto era autorizzato a rimuovere i sindaci e sciogliere i consigli comunali, nominando al loro posto dei "com– missari, " ogni volta che a suo giudizio questi si fossero comportati in modo scorretto. Nella costituzione politica italiana questo era il suo lato peggiore. Il prefetto era sempre in grado di esercitare pressioni sul sindaco e sui consi– glieri, specialmente nelle zone piu arretrate del paese, e contro eventuali ingiu– stizie non vi era possibilità di riparazione. I sindaci e i consiglieri comunali che durante la campagna elettorale adoperavano la loro influenza a favore del candidato governativo rimanevano in carica anche se erano pubblicamente conosciuti come i peggiori mascalzoni; quelli invece che sostenevano i can– didati di opposizione venivano sostituiti da commissari governativi, anche se erano i migliori amministratori possibili. Tale metodo, applicato senza scru– poli, bastava per mettere a disposizione del prefetto là maggioranza dei sin– daci del collegio elettorale che doveva essere conquistato o mantenuto per il candidato governativo. Dove il ~orpo elettorale era refrattario alla pressione governativa e espri– meva sindaci, consiglieri comunali e deputati che rifiutavano di sottomettersi, Giolitti ricorreva ad altri metodi di lotta. Al tempo delle elezioni amministra– tive o politiche, la polizia, d'accordo con i sostenitori del governo, assoldava la feccia peggiore e, se necessario, anche la malavita delle provincie vicine. Nelle settimane precedenti le elezioni, gli oppositori venivano minacciati, ba– stonati, costretti a starsene chiusi in casa; ai loro galoppini elettorali si impe– diva di tenere comizi, e si giungeva persino a metterli in prigione sino a che le elezioni non erano co_ncluse; agli elettori sospettati di sostenere l'opposi– zione si rifiutavano i certificati elettorali, mentre coloro che votavano a favore dei candidati governativi ricevevano non solo il loro certificato ma anche i cer– tificati degli oppositori, degli emigrati, degli elettori morti, e si permetteva loro di votare tre, cinque, dieci e anche venti v·olte. I candidati governativi vin– cevano sempre. Un deputato meridionale che cercava di disobbedire a Gio– litti poteva essere sicuro che alle prossime elezioni sarebbe stato sconfitto; c_o– loro che gli erano fedeli erano sicuri di essere rieletti. BiblotecaGinoBianco

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