Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi di rif ot"ma scolastica no legittimi e sacri, e che consigliano di mantenere ogni lezione nei giusti limiti, cosa niente affatto semplice né facile. "L'arte piu difficile," è il Goethe che l'ha detto, "è di tracciarsi un limite ..." - Ognuno di quei professori ha il suo proprio cervello, la sua speciale architettura di pensiero, il suo metodo, il suo modo di governo e di mantenere la disciplina, la sua profonda e speciale cultura, le sue vedute, il suo interesse. Entrato in classe, ognuno non è occupato e preoccupato se non del proprio insegnamento, su cui, alle volte, ha idee che cozzano con quelle del collega, cui è affidata la materia che ha molti punti di contatto con la sua. - Né finiscono qui gl'inconvenienti che nascono dall'affidare una stessa classe ad un numero eccessivo di professori. Non di rado avviene che essi, ignorando le lezioni e gli elaborati assegnati dagli altri, finiscano col richiedere, per lo stesso giorno, un lavoro che anche gli allievi piu volenterosi e dotati di migliore intelligenza e memoria non possono sostenere. Che avviene in tali casi, che davvero non son poi cosi eccezionali? Alcuni degli scolari, i migliori, volendo far tutto, finiscono e con l'imparar male ogni lezione e con l'eseguire alla meglio i differenti compiti. La mancanza di successo, ferendo il loro amor proprio, genera inevitabilmente nei loro animi vergini, un senso di scoraggiamento e fa spuntare il primo germe di odio per la scuola e per i maestri. Altri, i maliziosi e gli astuti, non studiano se non le lezioni in cui sanno di dover essere molto probabilmente interrogati. I piu degli scolari, ignorando sin il titolo dell'opera del Laplace, credono molto alla legge di probabilità. Gli svogliati poi finiscono col far nulla di nulla, contenti di potersi con ragione giustificare, sia coi maestri sia coi genitori, dimostrando come le lezioni erano davvero troppe, e di avere in questo l'appoggio di tutti i compagni ... - La esagerata molteplicità degl'insegnanti, quale si rinviene nella maggioranza delle nostre scuole medie, impedisce che si stabilisca la corrente unica di pensiero e di affetto tra l'educatore e !'educando, la quale è indispensabile per generare saldi convincimenti, per gittare le prime basi dalla formazione del carattere, e perché, a grado a grado, si plasmi e si afforzi la coscienza morale e gl'ideali estetici prendano radice nello spirito. L'animo giovinetto che è in contatto con troppi maestri, viene ad essere per conseguenza in continua agitazione. Non fa se non ricevere scosse ed urti spesso assai bruschi, i quali impediscono che l'insegnamento divenga nutritivo e sostanziale e che la personalità si delinei e configuri stabilmente ed armonicamente. Per non diversa ragione quasi nessuna idea diventa stabile e forte, quasi verun sentimento costante; l'energia per le iniziative generose e il coraggio per prendere a tempo e a luogo coscienti decisioni non trovano un ambiente propizio; ed il gusto, invece di trasformarsi lentamente, affinandosi di continuo, non di rado viene ad essere in condizione di non potersi affatto formare. Il diverso gusto dei professori deve per necessità finire col non produrne alcuno nella scolaresca. Nell'animo di questa niente arriva a far presa: tutto resta esteriore e l'autorità non si accetta, ma si subisce.10 III Ad aggravare e inacerbire i mali di questo sistema, si aggiungono i tristi effetti dell'erroneo orientamento intellettuale prevalso nella piu parte degli studiosi durante la seconda metà del secolo scorso. Come oggi, nella reazione contro gli eccessi di molti positivisti si tende da troppi squilibrati dell'idealismo a dimenticare che fuori della serena e metodica ricerca dei fatti e delle loro leggi non v'è che il soggettivismo capriccioso, cos1 nella reazione contro i vaneggiamenti metafisici e romantici della prima metà del secolo che avanzava, pochi spiriti superiori conservarono il necessario io Rivista di filosofia e scienze affini di G. Marchesini, 1904, n. 5-6. 290 BibliotecaGino Bianco

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