Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi di riforma scolastica organismi civili, quando nessun senso di solidarietà nazionale e umana potesse svilupparvisi e circolare per mancanza di una vita ideale comune? E a tutela appunto dei piu gravi interessi collettivi avviene che in tutti i paesi civili lo Stato renda obbligatorio un grado minimo di "cultura generale" per i cittadini di tutte le classi; e cosI i singoli cittadini, i quali abbandonati a se stessi non penserebbero nella piu parte dei casi ad altro che a procurarsi con la minor fatica e nel piu breve tempo possibile la sola istruzione strettamente indispensabile alla loro personale attività economica, sono costretti a impiegare una parte spesso non breve della loro gioventu in istudi, che non sempre riesciranno nella vita a recar loro un'utilità immediata, ma che sono imposti e disciplinati dalla legge in considerazione degl'interessi comuni. Ciò, tuttavia, non vuol dire che tutti i cittadini di tutte le classi debbano avere la medesima "cultura generale." Se coll'operaio manuale non abbiamo il diritto di esser troppo esigenti, e non solo dobbiamo limitarci a pretendere da lui una dose di "cultura generale" assai ristretta e rudimentale, ma dobbiamo anche facilitargli l'acquisto di questa cultura con la scuola gratuita, con la refezione scolastica, coi libri e colle vesti fornite a spese pubbliche, con un accorto sistema di istituzioni e assistenze scolastiche ed extrascolastiche, - ben piu gravi è giusto che sieno di fronte alla società i doveri di cultura di tutti coloro i quali aspirano coll'esercizio delle professioni superiori a far parte delle classi piu elevate; e fra questi due estremi è naturale che intercedano tanti gradi di "cultura generale" quante sono le gradazioni sociali intermedie. Né la "cultura generale" può essere la medesima per tutti i cittadini della medesima classe: il commesso di un negozio di mode e lo spedizioniere di un'azienda enologica, il ragioniere e l'agrimensore, il medico e il professore di lingue classiche, come hanno bisogno ciascuno di una cultura professionale diversa, cosI hanno disparate e spesso opposte esigenze di "cultura generale." Quasi tutte le nozioni, che formano la "cultura speciale" indispensabile all'uno, sarebbero "cultura generale" non di rado perfettamente superflua all'altro. Finalmente la "cultura generale" non può essere data se non in minima parte dalla scuola. La fonte dalla quale noi attingiamo la vera cultura generale - ha scritto con molto buon senso Giuseppe Kirner - quella che serve nella vita, non è la scuola. La lettura di buoni libri e di riviste, l'audizione di conferenze e di lezioni pub):>liche, la conversazione su argomenti seri, l'osservazione diretta e la esperienza personale, questi sono i tramiti, per i quali la cultura generale penetra nelle nostre menti e vi si converte in succo vitale: la scuola deve soltanto preparare il terreno per ricevere i germi che poi frutteranno, deve solo insegnare il modo d'imparare ancora, deve formare, per cosf dire, gli scompartimenti entro i quali andranno a deporsi le nuove cognizioni. 1 1 KIRNER, Criteri fondamentali per una riforma della istruzione media, in Discorsi e scritti raccolti dagli amici col patrocinio della Federazione Nazionale fra gl'Insegnanti delle Scuole medie, Bologna, 1906 (presso il prof. Emilio Lovarini), pp. 237-8. 282 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==