Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi di riforma scolastica intellettuale e l'ignoranza della gioventu italiana. Molte volte ho già detto che nei metodi meravigliosi di codesta pedagogia allegra6 non ho ombra di .fiducia: anche a crederci, negli insegn:;tmenti fondamentali delle scuole di alta cultura sarebbero da evitare come la peste. In forma che può sembrare ed è alquanto paradossale, ho detto e ripetuto (il peggio è che non me ne pento) che, per esempio, del latino e del greco insegnato e, se Dio vuole, imparato a codesto modo nel Ginnasio-Liceo non so che farmi: basterà dire "saprei poco che farmi,,, e scomparirà il paradosso. Poiché ognuno intende che, se per chicchessia val qualcosa aver notizia ampia e diretta dell'antichità classica, per il futuro scienziato, letterato, storico... non volgare professionista in somma, vale inoltre anche di piu essersi procurata, lottando con la grammatica di lingue difficili e meravigliose, quella .fine educazione della intelligenza che gli sarà di viatico non soltanto nell'approfondire la conoscenza del mondo classico, ma in ogni studio, in ogni ricerca, in ogni piu varia e diversa operosità dello spirito. C'è chi ha il coraggio di citare a questo proposito Montaigne e Stuart Mill. Ebbene, facciamo "sgobbare" i nostri ragazzi come sgobbò il Mill; procuriamo alle migliaia di ragazzi una bonne, ero per dire un'Acca Larentia, che insegni il latino come il buon precettore alemanno al Montaigne, e un padre enciclopedico che insegni il greco e· tutto il resto come il padre dello Stuart Mill. Piu amena cosa ancora è che si prendano come vangelo le parole del Montaigne, scettico amabile, sulla grammatica e la pedagogia grammaticale, e si creda sul serio che quell'uomo singolare non sapesse distinguere il nome del verbo: tanto varrebbe credergli quando si dice affatto destituito di memoria. Vi nomineranno anche parecchi altri pensatori e scrittori illustri, grandi monarchi e grandi uomini di stato, che di quella .fine educazione o non ebbero bisogno o l'ebbero per quelle vie imperscrutabili che il genio solo sa percorrere. È vero: non mi è noto neppure che Giuseppe Garibaldi dovesse alla scuola militare quella sua strategia prodigiosa, che sembrò e sembra leggendaria agli stessi contemporanei. Sopprimiamo, dunque, le scuole militari. Del resto, contro questi metodi "facili, 117 contro la scuola preparatoria con o senza latino, contro tutta la tendenza morbosamente utilitaria che p~rvade, consapevoli e inconsapevoli, quasi tutti i nostri riformisti, e voi ed altri avete detto abbastanza: se portae inferi praevalebunt, non si dirà che abbiamo mancato noi al dovere di segnalare in tutti i modi e ripetuta-- mente il danno e la vergogna che ci era minacciata. Ben magra soddisfazione, però: l'unica, a quel che sembra, a noi. con6 L'epiteto non è mio: è di un valoroso pedagogista mio conterraneo, G. A. C0L0ZZA (L'educazione di G. Stuart Mill, p. 16 dell'Estr.). 7 Nel libro di una donna di talento e di senno (MARIAPEZZÈ-PASCOLATO, Cose piane p. 116) leggo, e non so rinunziare a trascriver qui: "Per imparare, per imparar bene e durevolmente, non ci sono metodi facili. Bisogna faticare, e mettere amore, diligenza, costanza. Il miglior insegnante, quello di cui riconoscerete maggiormente il merito col passare degli anni, sarà colui che vi farà lavorare di piu, che vi inspirerà piu entusiasmo per il lavoro, piu amore alla fatica, alla indagine," ecc. ecc. 278 BibliotecaGino Bianco

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