Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

La riforma della scuola media che d'insegnamento. Contro costoro insorgo io, e insorgono parecchi; e godo di vedere insorgere anche voi, cari amici miei. Di tante cose sono, del resto, convintissimo anche io, per quella poca esperienza che ho. Citerò un esempio fra quelli che recentemente vennero fuori a Milano, nell'ultimo Convegno dei classicisti. Non sono forse convinto anche io che è assurda cosa legger l'Eneide nel Ginnasio o nel Liceo in maniera che Arma virumque cano Troiae qui primus ab oris sia il pretesto per "ripassare" la grammatica intera, i nomi, le varie declinazioni, le encicliche, i relativi ecc.? Non sono convinto anche io che la grammatica va insegnata ed imparata su testi che sia poi lecito odiare di odio Vatiniano, e non sui capolavori della poesia? Ma mi oppongo e mi opporrò sempre a chi vorrà tradurre questa nostra convinzione in canoni e regole; perché il maestro deve pure avere la libertà di regolarsi a modo suo in tanti casi speciali, che non voglio ora prendermi la briga di prevedere, perché, quando questa briga mi fossi presa, ne resterebbero sempre tanti altri imprevedibili o almeno imprevedibili per me. Che se accompagnassi il canone con molti se, ma2 forse, purché ecc., tanto varrebbe dire semlicemente che a me è parso far bene cosI in moltissimi casi, e pregare il maestro di tener conto della mia esperienza. L'insegnamento è la piu complicata operazione strategica che si possa immaginare: or se lasciamo libero lo stratego di variare i piani secondo le circostanze, di servirsi delle truppe secondo il bisogno e secondo il suo buon giudizio, calpestando, se occorre, i canoni tattici e strategici piu sicuri, purché ci conduca alla vittoria, non so perché non dobbiamo lasciar libero l'insegnante di insegnare come vorrà, purché non dimentichi che cosa vogliamo dal suo insegnamento e fino a che grado di istruzione esigiamo che egli conduca il discente. L'importante, non c'illudiamo, è la scelta dello stratego - volevo dire dell'insegnante. Ma né pedagogisti speculativi, né pedagogisti sperimentali, pensatori e osservatori acuti e dotti come sono, vollero mai o pensarono che per ogni ordine di scuole medie, persino per quelle di alta cultura, la gran riforma da porre in atto fosse la introduzione di mirabili metodi pratici: questi varranno cosI per le lingue antiche e moderne come per la storia, cosI per la matematica come per la filosofia; per essi s'imparerà in un mese quello e piu di quello che ora non s'impara in un anno, e s'imparerà giocando, in laetitia, in poltrona; in grazia di essi i ragazzi del Ginnasio-Liceo potranno passare i primi tre anni a baloccarsi, e i cinque successivi a ingerire senza fatica tutta la istruzione che faticosamente non ingeriscono ora e molta altra ancora. Ecco la riforma pensata e voluta dai pedagogisti novissimi, se pedagogisti tollerano di esser chiamati; e per riformare a questo modo non ci vuol davvero tutto quel ben di Dio che reputo indispensabile io: con quattro articoli di legge o di decreto tutte le scuole medie saranno riformate - sulla carta! Cioè, pur troppo non sarà innocua la riforma, perché riuscirà efficacissima a promuovere l'inerzia 277 BibliotecaGino Bianco

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