Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi di rifo,·ma scolastica lutari precetti del decalogo di Carlo Lehrs5 e persino a tirare qualche sassolino in colombaia; ma homo sum e vorrei purgarmi del mio preteso scetticismo. Scetticismo è parola troppo paurosa per me, che ho fede, e fede invitta nella scienza, nella coscienza, nell'assennatezza, nella pazienza, nella abnegazione dell'insegnante - e tutto questo complesso di doti divine ho la singolare idea di chiamare il suo metodo! Insomma, che cosa è il metodo? Se è qualcosa che si deduce a fil di logica da piu o meno remote premesse psicologiche, tali deduzioni hanno a mio credere valore pratico molto tenue. Molti pensano altrettanto; non hanno il coraggio di dirlo, per non esporsi al fiero biasimo di quei pedagogisti filosofi, che vogliono essere bensI filosofi speculativi, ma unguibus et pugnis dein fustibus minacciano chi alla loro scienza attribuisca, e non è poco, valore o prevalentemente teorico e speculativo o molto genericamente pratico. Essi credono, invece, fermissimamente di aver la ricetta specifica per ogni minuzia d'insegnamento: e, che so io?, la declinazione deve precedere la coniugazione, perché le facoltà psichiche da declinanti assurgono a coniuganti, e non viceversa! Il male è che altri filosofi v'insegneranno proprio il viceversa. Ma prendiamo ad esempio uno dei canoni meno, che io sappia, contestati: nell'insegnamento convien procedere dal noto all'ignoto. Benissimo, e mi parrebbe assurdo il canone viceversa: msegnare qualcosa a qualcuno vuol dire appunto far passare costui dal noto all'ignoto, rendergli noto cioè quel che prima gli era ignoto. Ma ogni maestro vi dirà che in una infinità di casi, negli anelli intermedii di quella catena uno dei cui estremi è l'ignoto che volete render noto, ha saltato non so quanti ignoti e se n'è trovato bene, anzi non ha potuto fare altrimenti. Salti mortali bisognerà pur fare nell'insegnamento, per esempio, delle lingue, e specialmente delle lingue antiche; e nessuno finora ha saputo indicare incontestatamente quali e quanti bisogna farne, o in quali soli casi si possa farne a meno. Il fatto è che infinite volte arriviamo alla proposizione senza comprendere gli elementi che la compongano, e di ciò che abbiamo appreso ci serviamo per comprendere poi ciò che secondo la logica pedagogica avremmo dovuto comprender prima. Ma c'è una pedagogia piu modesta, piu terra terra. L'esperienza in molte scuole, su· molti discenti, di età e di sesso diversi, di diverse attitudini e cosI di seguito, rende possibile presentare sotto forma di canoni una somma o meglio una quintessenza di osservazioni. Non profittare di questa esperienza e di queste osservazioni sarebbe colpa imperdonabile. Ogni maestro però raccoglie egli stesso osservazioni e dati consimili e aggiunge alle copiose raccolte altrui, e sino alla fine dei secoli vi sarà sempre da aggiungere, da correggere, da modificare, da interpretare diversamente. Invece c'è, a quanto sembra, chi vorrebbe cristallizzate queste osservazioni cosI come sono nel '908, e quindi presentate come ricette specifi5 Du sollst den Namen Methode nicht unnutz im Munde fuhren! 276 Bibliote·caGino Bianco

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