Scuola e società la testa della gente l'idea che l'insegnante non deve essere trattato come menestrello pronto a cambiar canzone a capriccio della castellana? Possibile illudersi che un insegnante di mentalità fascista - e ce n'è, piaccia o non piaccia a noi! - nell'insegnare i fatti della Resistenza, non troverà modo di suggerire agli alunni l'opinione che i partigiani erano tutti traditori, mentre i repubblichini di Salò incarnavano la grandezza nazionale? Mettete Edda Ciano a insegnare la storia della Resistenza, e lei racconterà ai suoi alunni quanto ha raccontato sui giornalì nel 1946, che cioè i fascisti in piu che vent'anni uccisero "un uomo solo," Matteotti, mentre gli antifascisti nella sola primavera del 1945 uccisero 300 mila fascisti. Chi vuole introdurre con circolare ministeriale nelle scuole i fatti della Resistenza e la educazione alla democrazia, propone forse che accanto ad ogni insegnante ci sia un ispettore, che sorvegli se quello là educa alla "vera" democrazia e racconta bene i fatti della Resistenza? E l'ispettore chi lo designerà? Padre Lombardi, Lamberto Borghi, Palmiro Togliatti? Quis custodiet custodes? Quando ci decideremo a capire che l'insegnamento o dobbiamo rispettarlo nella sua dignità, anche se ne ha poca, o dobbiamo destituirlo se siamo convinti che non ne ha né molta né poca? Ma destituirlo è una parola. Chi è stato mai destituito in Italia, specialmente se poteva dire d'avere sette figli? Cerchiamo di scendere su questa povera terra dai cieli astratti dei filosofici pedagogismi. Si esce fuori del buon senso, se si pretende che l'insegnante anticipi una società futura che, del resto, neanche lui saprebbe definire. Si può solo domandargli se cerchi di sviluppare nelle nuove generazioni quel tanto di abiti critici, di cui l'umanità è capace, e di cui i nuovi venuti faranno a loro tempo l'uso che potranno, migliore. Le nostre donne portano il bambino a messa e dicono: "Quando sarà grande, farà a modo suo." Gli insegnanti dovrebbero portare i loro alunni a ragionare, e dire: "Quando saranno grandi, faranno a modo loro." L'insegnante - quale sia la società migliore da lui sognata quando sogna qualcosa - non può non portare nel suo lavoro il fermento della propria personalità - se ha una personalità - ma ha il dovere morale di rispettare la personalità dell'alunno. In una società governata non con istituzioni totalitarie, ma democratiche, l'alunno dovrà partecipare alla vita pubblica come individuo libero e pensante (per quanto è possibile). L'insegnante deve perciò "educarlo" (per quanto è possibile) e non "allevarlo" come si fa coi polli e coi maiali: deve educarlo ad essere individuo libero e pensante, quale che sia l'ideale di società, che a suo tempo egli vorrà adottare. Quell'ideale 1059 BibliotecaGino Bianco
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