Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi educativi e sociali Finché Borghi pensa a una scuola liberamente creata e mantenuta da insegnanti concordi nello stesso ideale di vita, per alunni affidati loro da famiglie che aderiscono a quell'ideale, nessuno gli negherà il diritto di fare nella sua scuola quanto egli creda meglio per la educazione dei suoi alunni. Con tutto questo, io mi domando se non esista anche nell'alunno un diritto superiore a quello della famiglia e dell'insegnante, il diritto di non essere violato nella sua integrità spirituale, sia pure con le piu belle intenzioni di questo mondo. Eppoi quante sono le famiglie che hanno un ideale superiore a quello di non lasciare i ragazzi fra i piedi della madre durante tutta la giornata, o di far loro conseguire un "pezzo di carta" che "serva a guadagnarsi la vita"? Per le famiglie, che hanno da badare ad altro che agli ideali pedagogici, ci sono le scuole pubbliche, cioè quelle mantenute col denaro di tutti. Ebbene avremmo il diritto, Borghi ed io, di abbandonarci ai nostri estri personali nella scuola pubblica di una società totalitaria; una scuola, cioè affidata ad insegnanti forniti delle piu diverse forme mentali, e imbevuti con opinioni diversissime sulla società contemporanea e su quella che sarebbe bene la sostituisse? A me sembra che agli insegnanti delle scuole pubbliche (e anche private) si possa solo domandare che siano assai cauti nella pretesa di orientare gli alunni verso determinate fedi politiche e sociali, e badino soprattutto a renderli piu intelligenti, piu spregiudicati, piu tolleranti, piu consapevoli dei loro diritti e doveri verso i loro concittadini, piu degni di vivere vita umana in un regime non totalitario. · Gli insegnanti di una scuola non potrebbero compiere nessuna funzione né rinnovatrice né conservatrice, né reazionaria né rivoluzionaria, se tutti non marciassero, come un reggimento in piazza d'armi, nella stessa direzione. E tutti dovrebbero essere scelti in base a una c9mune mentalità. È quanto fanno le scuole clericali. Dovrebbero fare lo stesso le scuole pubbliche, cioè mantenute da un Governo, nel quale il partito al potere può essere oggi conservatore, domani riformatore, oggi reazionario, domani rivoluzionario? Ho letto, sui giornali del 4 giugno, che un deputato democraticocristiano nella Camera ha affermato la necessità che nella scuola "si svolga l'opera di educazione alla democrazia, sostituendo ad ideali di un imperialismo puramente formale quello di una libertà responsabile tanto per gli individui come per i popoli." Ed ho letto sui giornali del 6 giugno che un deputato comunista ha proposto "l'insegnamento nelle scuole dei fatti della Resistenza." Se io fossi insegnante, cercherei, con tutto il rispetto dovuto alla verità e alla libertà intellettuale dei miei alunni, di far conoscere loro, al momento opportuno, quella che, secondo me, è una fra le pagine piu belle della storia italiana. Ma mi sono sentito umiliato alla idea che questo dovere potesse essermi dettato non dalla mia coscienza, ma da una circolare ministeriale o da un programma, poco importa se democratico-cristiano o comunista. È dunque cosi: difficile far penetrare nel1058 BibliotecaGino Bianco

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