Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Combattenti e concorsi potuto studiare, gli anni di serv1z10 militare e le distinzioni al valore; e si deve consentire a quelli, che non hanno potuto fare la guerra, ma hanno studiato, di utilizzare il proprio lavoro scientifico di questi anni. Ognuno ha fatto il suo dovere come meglio ha potuto: ad ognuno il dovere compiuto deve essere egualmente compensato. Bisogna che questi concorsi di prima ammissione sieno fatti per esame. Volere o volare, l'esame è sempre il metodo meno difettoso per i concorsi. E in. tutto il mondo i concorsi per le prime ammissioni nelle pubbliche carriere si fanno per esami. Eliminati mediante gli esami gli inidonei, sarebbe stato giusto, nel graduare secondo il merito gli idonei, tener conto non solo della bontà relativa delle prove di esame, ma anche di tutti gli altri meriti di ciascuno: servizio prestato come supplenti e pubblicazioni, per chi non ha fatto il soldato; servizio militare e distinzioni al valore, per i congedati dal servizio militare. Ma in questo nostro paese di privilegi hanno cominciato i combattenti a volere• mettere in condizioni di inferiorità i non combattenti. Creato questo privilegio, subito si sono fatti avanti alcuni gruppi di combattenti a fare osservare che le pubblicazioni scientifiche non sono una esclusività dei riformati, ma ci sono combattenti che avevano pubblicazioni pronte fino dal 1914, e se non hanno potuto stamparle subito, non è colpa loro: ed ecco allora la Minerva a dare alle Commissioni esaminatrici la facoltà di tener conto di quelle pubblicazioni, di cui a occhio e croce, per la mole (sic) e per l'importanza, si può giudicare che sieno state ponzate prima del 30 settembre 1915: quale cuccagna per i giudici poco scrupolosi! Ma allora si fa avanti il nostro Bernini, e fa osservare che ci possono essere lavori, non grandiosi, eppure preparati prima del maggio 1915, e stampati cinque anni dopo, perché l'autore aveva altro da fare in questi anni: ed ha ragione anche lui. Ma dietro al Bernini può venire un combattente, che ha trovato modo in questi anni di studiare anche in trincea (Cesare Battisti preparava sull'Adamello il volume sul Trentino!), e può protestare perché si neghi proprio a lui, che ha saputo combattere e studiare e il cui merito perciò supera quello di tutti gli altri, il diritto di far valere le sue pubblicazioni del tempo di guerra. Ma ci può essere ~nche un combattente, ferito nel 1915, e riformato in seguito alla ferita, che fra il 1915 ed oggi ha studiato seriamente e pubblicato qualche buon lavoro; perché non se ne deve tener conto? E bisognerebbe fare per ciascuno un'inchiesta, per sapere quando precisamente e come concep1 il suo parto stampato. A questi pasticci si arriva, .quando si è perduta - e questo è il caso dell'Italia - ogni idea di diritto eguale per tutti. r 1053 BibliotecaGino Bianco

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