Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi educativi e sociali e durante gli anni di guerra avrebbero avuto il tempo di laurearsi, abbiano la facoltà di presentarsi a esami complessivi di abilitazione professionale, senza bisogno di esami parziali, oppure abbiano facoltà di presentarsi a sostenere esami di ammissione a quel corso annuale, a cui sarebbero arrivati secondo il regolare andamento degli studi, se non ci fosse stata la guerra. Le prove sieno dirette ad accertare, non tanto la dose concreta di nozioni materiali possedute dai candidati, quanto la loro maturità intellettuale, cioè l'attitudine o a continuare negli studi o a conquistarsi via via col loro sforzo personale le conoscenze necessarie all'esercizio della professione. Si facciano conoscere fino da ora i programmi e la procedura degli esami per le abilitazioni professionali, come se si trattasse di veri e propd esami di Stato; e la preparazione dei programmi sia affidata per ogni facoltà a insegnanti giovani e di buon senso, e non ai soliti padri eterni rammolliti dagli anni e molli fino dalla nascita. Si faccia, caso mai, obbligo alle università di organizzare corsi straordinari per la preparazione speciale agli esami di Stato dei giovani reduci dalle armi; ma si lascino gl'interessati liberi di prepararsi anche per conto proprio senza obbligo di frequenze regolari ai corsi ufficiali. Unica formalità per essere ammessi agli esami di Stato sia l'ultimo certificato di studi regolari e il certificato di servizio militare prestato ininterrottamente dopo l'abbandono della scuola: basteranno questi soli elementi a determinare se il giovane abbia diritto di presentarsi agli esami finali di abilitazione professionale, o possa solo presentarsi agli esami di ammissione a qualche corso intermedio. E smettiamola una buona volta con l'indegna commedia burocratica di imporre a giovani, che fanno la guerra, lo stesso curricolo regolare di esami, che era ordinato per il tempo di pace, e che del resto era ridicolo anche nel tempo di pace; smettiamola di far servire una cosa seria ·come la guerra alla vecchia abitudine della borghesia italiana di bucare gli esami senza avere studiato; smettiamola, perdio, se non altro, per rispetto alle medaglie al valore, di cui sono fregiati spesso quei giovani, che vengono agli esami senza avere potuto prepararsi con la necessaria serietà, e che le commissioni esaminatrici devono approvare per forza, se non vogliono dare prova di stupidità pretendendo da essi quel che umanamente non possono dare. L'on. Berenini, 2 che si è messo a un tratto ad annunziare progetti di riforme scolastiche definitive, quasi che il tempo di guerra sia propizio a rinnovamenti scolastici sereni e bene ponderati, ascolti il consiglio di uomini che non glj voglion male e che non hanno interessi personali da far prevalere col pretesto delle riforme scolastiche. Abbandoni la via pericolosa assai, su cui si è messo. Si ricordi che egli è ministro in tempo di guerra. 2 Agostino Berenini. Deputato e senatore. Nato 26-X-58 a Parma, morto 28-III-1939 a Roma. Deputato per le Legislature XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXV. Nominato senatore 8 giugno 1921. Ministro della P. I. dal giugno 1917 al giugno 1919. [N.d.C.] 1046 BibliotecaGino Bianco

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