Che cos'è la. cultura sentano i sintomi delle malattie di cui egli ha maggior pratica. E si riserva, prima di dare il giudizio definitivo. E ritorna ai libri. E ritorna a studiare l'ammalato. Alla fine, quando è sicuro di sé, formula il suo giudizio. La differenza fra il grande clinico e il medico mediocre o deficiente, non consiste in questo, che il primo sappia tutto e il secondo poco. Anche il primo sa poco in confronto alla infinità di nozioni che costituiscono la teorica e la pratica della medicina, ma è capace di saper tutto, nonostante le grandi lacune della sua dottrina professionale; laddove il secondo non solo sa poco, ma - quel che è peggio - non è capace di imparare molto di piu. Da questo punto di vista, si può dire che la cultura consiste non tanto nel numero delle nozioni e nella massa dei materiali grezzi che in un dato momento ci troviamo ad avere immagazzinato nella memoria, quanto in quella raffinata educazione dello spirito, reso agile ad ogni lavoro, ricco di molteplici e sempre deste curiosità, in quella capacità d'imparar cose nuove, che abbiamo acquistata studiando le antiche. La cultura consiste nella forma stessa che noi, attraverso il lavoro dello spirito, riesciamo a dare allo spirito stesso. Consiste nell'abitudine dello sforzo tenace e penoso; nel bisogno delle idee logiche e chiare; nel gusto della iniziativa personale e critica; nella forza e nel coraggio di pensare con la nostra testa e di essere noi stessi; nella attitudine - insomma - di comportarci, innanzi a qualunque nuovo problema di pensiero o d'azione, come uomini ignoranti, bensf, e bisognosi di rinnovare e rettificare continuamente le nostre conoscenze, ma capaci di rettamente volere, rapidamente deciderci, energicamente operare. IV Chi possiede quest'insieme di attitudini e di capacità, che noi indichiamo col termine di "cultura," non può non possedere anche nella propria memoria un grande capitale di molteplici nozioni concrete, sieno professionali, sieno disinteressate. Una testa ben costruita è sempre anche una testa riccamente mobiliata. Perché nella mente che ha l'abitudine e il bisogno della logica, dell'ordine, della chiarezza, ogni nozione nuova, che penetra, è subito illuminata vivificata fecondata dall'accorrere intorno ad essa di tutte le nozioni antiche, tenute presenti dalla forza agile e duttile dello spirito. Un'idea non può determinarsi, che non diventi immediatamente centro di attrazione e di coordinazione armonica per altre idee, per altre esperienze, per altre ricchezze del pensiero. E questa abbondanza di nozioni concrete, in cui l'esperienza via via si condensa e si ordina, è il risultato necessario, inevitabile di quella educazione e fortificazione dello spirito, che è la vera "cultura." Ma guai se come fine dal lavoro intellettuale noi ci proponiamo solo 1033 BibliotecaGino Bianco
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