Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi educativi e sociali di questi gruppi di fatti io posso dire di saper "tutto." Non posso dire neanche di sapere molto. I miei colleghi dicono che in questi argomenti io sono competente, perché ne so piu della generalità degli altri storici, ed ho messo in luce fatti che erano prima sconosciuti. Ma anche su questi soggetti i fatti sono sempre spaventosamente piu numerosi di quelli che io sono riescito a conquistare. E chi ha continuate le ricerche, dopo di me, sullo stesso terreno, non ha penato molto a saperne ben presto piu e meglio di me. E questo - badate bene - posso dirlo solo di tre o quattro nodi di fatti storici, che ho direttamente studiati. Su quasi tutti gli altri avvenimenti della storia dell'Italia e dell'Europa non so se non quello che dicono alcuni manuali; e sulla massima parte di essi non ne saprò mai nulla di piu di un discreto alunno di liceo, perché non avrò mai l'occasione e il tempo di andare al di là dei manuali. Su moltissimi altri fatti, poi, non so nulla, assolutamente nulla. Se oggi dovessi dare un esame di storia, non dico della Cina o del Giappone, ma della Russia e dei paesi Scandinavi, per esempio, sarei certamente, o quasi certamente, bocciato. Ora, se la ignoranza è una nostra condanna inespiabile già nel campo della "cultura speciale," immaginiamoci quanto numerose e quanto immense debbano necessariamente essere le lacune della nostra "cultura generale." Impossibile è "conoscere tutto di una cosa." Piu impossibile ancora è "conoscere qualche cosa di tutto." III La cultura è, dunque, un miraggio irraggiungibile? Gli uomm1, che passano per colti, sono, dunque, dei ciarlatani, i quali fan credere di possedere ricchezze che non hanno? Io professore di storia, eppure incapace di ripetere a memoria tutta la storia, sono, dunque, uno sfacciato? In coscienza, credo di potere rispondere di no. Io non so la storia. Ma so di non saperla, e questo è già qualche cosa. E sono capace - o almeno credo di essere capace - di studiarla e di comprenderne e studiarne le varie parti, via via che ne senta il desiderio o la necessità, e questo è l'importante. Cos.1 il clinico, anche grandissimo, non sa la medicina, nel senso che abbia presente sempre alla memoria tutte le infinite malattie possibili che possono tormentare il genere umano. Egli riconosce a prima vista e sa curare immediatamente quelle sole malattie che occorrono piu comunemente nella vita e nella pratica della professione. Ma di molte malattie egli non ha presenti alla memoria gli elementi, che gli permettano di riconoscerle a un tratto. Egli sa che esistono malattie, le quali non pre1032 BibliotecaGino Bianco

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