Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi educativi e sociali Non potendosi, dunque, prevedere una soluzione integrale per tutta l'Italia del problema della cultura popolare, è naturale che suoni o prima o poi l'ora del si salvi chi può. Cioè dobbiamo preoccuparci del pericolo che si ripeta ancora una volta il guaio, che dura ormai da 40 anni in fatto di legislazione scolastica. Si proclama di voler risolvere un dato problema della scuola popolare, per esempio quello degli edifici scolastici; ma i fondi stanziati per questo problema non bastano a risolverlo, se non in minima parte. Allora sulle somme insufficienti, si precipitano a gara i comuni, che sono giunti a un piu alto livello di benessere e di civiltà, e perciò sono piu sensibili ai bisogni della cultura popolare, e perciò piu solleciti a sfruttare i benefici delle leggi, anche perché forniti dei mezzi ne:. cessari per realizzare il loro diritto; mentre restano sempre a piedi i comuni piu poveri e piu incolti, e perciò non solamente meno interessati soggettivamente a farsi avanti, ma anche sprovvisti dei mezzi tecnici e finanziari indispensabili per preparare i progetti, pagare gl'interessi dei prestiti, sbrigare negli uffici provinciali e nei labirinti romani le pratiche burocratiche, ecc. Cioè l'aiuto dello Stato - cioè il frutto delle imposte pagate da tutta la nazione - va sempre a vantaggio dei comuni piu ricchi, che meno ne hanno bisogno, mentre i comuni piu poveri, che piu avrebbero diritto all'aiuto della solidarietà nazionale, rimangono eternamente accantonati. E ogni nuova legge è fatta collo stesso metodo: si suppone che le leggi precedenti abbiano risoluto per tutti i problemi, per cui erano state f~tte, mentre li hanno risoluti solamente per i comuni piu ricchi; e si imbastisce un'altra legge, colla promessa di risolvere per tutti un altro problema, ma sempre con fondi insufficienti allo scopo, e con la certezza che anche della nuova legge approfitteranno i comuni piu ricchi.. Cosi: chi ha avuto già il pane, è messo in condizione di afferrare il companatico; mentre si fa credere di voler dare anche il companatico a chi non è in grado di ottenere nemmeno il pane. L'ordine del giorno, che nel convegno di Roma suscitò tanto fervore di discussione, era diretto appunto a impedire che i voti iniziali sui bisogni della scuola popolare fossero interpretati come un incitamento per il governo a presentare qualche nuova legge secondo il vecchio metodo di ingiustizia. Il convegno di Roma, anzi, ha affermato che "prima di votare qualunque nuova legge, il Parlamento senta il dovere di probità e di giustizia di stanziare tutte le somme occorrenti alla esecuzione delle leggi già votate. 11 Prima cioè di dare la quarta e la quinta e la sesta elementare e le biblioteche popolari e le scuole professionali a chi ha già le tre prime elementari, lo Stato deve compiere il suo dovere di dare le prime tre elementari a chi non le ha; non deve stanziare nuovi fondi per dare il di piu a chi ha già _il meno, se prima non ha provveduto a dare il meno a chi non ha ancora ricevuto niente. 1024 BibliotecaGino Bianco

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